Il meteo e l’uragano Helene: un caso di studio
Il 25 settembre, l’uragano Helene ha colpito la zona vicino a Perry, in Florida, con una forza devastante, classificato come un uragano di categoria 4 con venti che raggiungevano i 225 km/h. Alla vigilia di questo evento meteorologico, l’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica (NOAA) ha inviato un messaggio urgente ai media nazionali, sottolineando l’importanza di mantenere alta la consapevolezza del pubblico riguardo agli effetti significativi delle inondazioni interne previste lungo il percorso di Helene, ben oltre il momento dell’impatto a terra.
Le caratteristiche peculiari dell’uragano Helene
Helene si distingueva da altri uragani per le sue dimensioni imponenti e la velocità con cui si muoveva verso nord. “Non ha avuto molto tempo per indebolirsi, come avrebbe potuto fare una tempesta più lenta, una volta allontanatasi dalle acque eccezionalmente calde del Golfo del Messico,” ha spiegato Daniel Swain, climatologo presso l’UCLA, in un’intervista a Yahoo News.
Il meteo e le condizioni pre-esistenti
Il meteo ha giocato un ruolo fondamentale nel rendere l’uragano Helene particolarmente pericoloso per alcune aree della regione. Nei due giorni precedenti l’arrivo di Helene, Asheville ha registrato record di pioggia giornalieri consecutivi. “Le recenti piogge in queste aree, specialmente negli Appalachi meridionali, hanno saturato il terreno e fatto aumentare il livello dei tributari dei fiumi. Ulteriori piogge portate da Helene avrebbero aggravato il rischio di inondazioni esistente,” aveva anticipato l’allerta della NOAA. Si prevedevano tassi di precipitazione estremi che avrebbero potuto causare inondazioni lampo, frane e significative inondazioni fluviali e dei corsi d’acqua.
Le conseguenze dell’uragano Helene
Per molti residenti della Carolina del Nord, l’uragano Helene è stato completamente inaspettato, depositando più di 60 cm di pioggia in 24 ore in alcune località, distruggendo case, trasformando autostrade in fiumi, mettendo a dura prova le dighe, causando decine di morti e lasciando città sommerse.
Il meteo e il cambiamento climatico
Nonostante non ci siano prove concrete che l’aumento delle temperature globali causato dalla combustione di combustibili fossili stia portando a un aumento del numero di uragani ogni anno, ci sono molte evidenze che dimostrano che oceani e temperature atmosferiche più calde stanno facendo sì che gli uragani scarichino più pioggia, si intensifichino più rapidamente e diventino complessivamente più distruttivi. “Non possiamo parlare dell’uragano Helene senza parlare del cambiamento climatico, che sta causando tempeste più forti e distruttive,” ha affermato Michael Mann, climatologo presso l’Università della Pennsylvania, aggiungendo che “Helene è un esempio emblematico di come il cambiamento climatico causato dall’uomo stia amplificando la minaccia costiera da uragani intensificati combinata con l’innalzamento del livello del mare.”
Il meteo e l’impatto degli uragani
L’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera sta cambiando l’impatto degli uragani. Per ogni grado Celsius di aumento della temperatura, l’atmosfera terrestre trattiene il 7% in più di umidità a causa dell’aumento dei tassi di evaporazione. Quando le condizioni sono favorevoli, si scatenano eventi di precipitazioni estreme, e questo non avviene solo durante gli uragani. “La capacità di trattenimento del vapore acqueo dell’atmosfera aumenta esponenzialmente man mano che si riscalda, e questo alza il limite di quanto intensa può diventare la precipitazione,” ha spiegato Swain.