Il Telescopio Spaziale Hubble e la scoperta di buchi neri supermassicci
Il Telescopio Spaziale Hubble della NASA, grazie a una rilettura dei dati raccolti nel corso di due decenni, ha permesso a un gruppo di astronomi di individuare un numero superiore di buchi neri supermassicci nell’universo primordiale rispetto a quanto precedentemente ipotizzato. Questa scoperta è stata possibile grazie al lavoro di un team di ricercatori internazionali, guidato dal Dipartimento di Astronomia dell’Università di Stoccolma, in Svezia. I risultati di questo studio sono stati pubblicati nell’ultima edizione di The Astrophysical Journal Letters, rivelando che i buchi neri erano di dimensioni maggiori di quanto si pensasse inizialmente, e si trovavano al centro di diverse galassie a meno di un miliardo di anni dal Big Bang.
Il Campo Ultra Profondo di Hubble e la scoperta di nuovi buchi neri supermassicci
Le fotografie del Campo Ultra Profondo di Hubble (HUDF), scattate per la prima volta nel 1995 e poi nuovamente nel 1998, hanno permesso di esplorare una porzione dell’universo risalente a circa un miliardo di anni dopo il Big Bang. Nel 2004, il telescopio ha generato l’immagine HUDF, rivelando la presenza di galassie più deboli tra le oltre 10.000 galassie analizzate nel sondaggio. Questo studio è stato ripetuto nel 2009 e nel 2012. Nel 2023, un’ulteriore analisi delle immagini del campo profondo ha portato alla scoperta di un numero maggiore di buchi neri supermassicci rispetto alle stime precedenti.
La scoperta di buchi neri supermassicci intermittenti
Confrontando le esposizioni in infrarosso vicino della Wide Field Camera 3 di Hubble scattate nel 2009, 2012 e 2023, gli astronomi hanno individuato la presenza di buchi neri supermassicci intermittenti al centro delle galassie primordiali. Questi risultati sono stati sottolineati da un esempio di “lampeggio di luminosità” rilevato confrontando i fotogrammi dell’HUDF.
I buchi neri supermassicci e il loro mistero
I buchi neri sono tra i fenomeni meno compresi dell’universo. Un buco nero supermassiccio ha una massa superiore a un miliardo di volte quella del nostro sistema solare. Il processo di formazione di questi buchi neri supermassicci è ancora avvolto nel mistero, ma si ritiene che si siano formati nel primo miliardo di anni dell’universo.
La formazione dei buchi neri e l’evoluzione delle galassie
Il meccanismo di formazione dei buchi neri primordiali rappresenta un elemento fondamentale per comprendere l’evoluzione delle galassie, come ha sottolineato Matthew Hayes, dell’Università di Stoccolma e principale autore dello studio. Grazie ai modelli sulla crescita dei buchi neri, è ora possibile basare i calcoli sull’evoluzione delle galassie su fondamenti fisici più precisi, con un quadro dettagliato di come i buchi neri siano nati dal collasso di stelle massicce.
Il Telescopio Spaziale James Webb e la comprensione dei buchi neri supermassicci
Queste nuove scoperte possono fornire agli scienziati strumenti preziosi per comprendere come si sono formati i buchi neri supermassicci. Inoltre, il Telescopio Spaziale James Webb della NASA sta effettuando osservazioni che potrebbero contribuire a una migliore comprensione di come si siano formati i buchi neri supermassicci dopo il Big Bang.