Il termine “meteo estremo” è ormai divenuto di uso comune, non per mancanza di professionalità, ma a causa delle condizioni climatiche che stiamo sperimentando. La prima metà dell’estate è stata caratterizzata da ondate di calore insopportabili in alcune regioni italiane e da violenti temporali. Successivamente, il caldo ha raggiunto anche il Nord, in particolare la zona nord-occidentale della nostra penisola, che era stata risparmiata a Giugno, registrando un mese quasi un grado sotto la media.
Un’estate torrida per l’Italia
Il meteo ha subito un drastico cambiamento e il caldo ha invaso ogni angolo d’Italia. Le previsioni meteo sono inequivocabili: non solo il caldo non ci lascerà presto, ma le temperature continueranno a salire. Stiamo vivendo l’ennesima onda di calore che sta segnando il meteo degli ultimi anni. Tuttavia, in questo articolo non ci concentreremo sulle previsioni meteo, ma piuttosto sulla questione se sia appropriato o meno parlare di “meteo estremo”.
Un uso eccessivo del termine “estremo”?
In parte, la risposta è sì. E ora vi spiegheremo il motivo. Se un fenomeno meteorologico è particolarmente insolito, è normale che venga definito “estremo”. Ad esempio, un’ondata di calore che dura venti giorni sarebbe stata considerata assolutamente anomala fino a 50 anni fa. Oggi, tuttavia, non è più così rara, tanto da verificarsi ogni due o tre anni. Quindi, in che senso è “estremo”? Forse dovremmo riconsiderare il nostro linguaggio e parlare di una “nuova normalità”.
Il ruolo del cambiamento climatico
Il cambiamento climatico ha indubbiamente contribuito ad intensificare queste ondate di calore estreme, che ormai non possono più essere considerate tali. Stiamo parlando di temperature che si registrano ogni anno, quindi in che senso sono “estreme”? Sono tali solo se confrontate con il meteo del passato, ma appaiono normali se confrontate con quello recente.