Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
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Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
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Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
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Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
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Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
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Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
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Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
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Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
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Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
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Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
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Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?
Le statistiche meteorologiche rivelano un dato allarmante: le ondate di calore sono responsabili di circa 23 milioni di incidenti a livello mondiale ogni anno. Alcune nazioni hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. Nel sud della Spagna, dove le temperature estive possono facilmente raggiungere i 45 gradi in Andalusia e Murgia, è ormai usuale anticipare l’orario di lavoro per coloro che svolgono attività all’aperto, come nei cantieri e nei campi.
Di conseguenza, l’orario lavorativo inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 14. Non c’è lavoro nel pomeriggio e gli spagnoli apprezzano la famosa “siesta”. L’Italia, nonostante sia il paese con il più alto numero di decessi legati al caldo, è ancora in ritardo in questo ambito. Esistono iniziative positive a livello locale, ma manca una strategia nazionale coerente.
Ma cosa succede con le vacanze estive?
Un numero crescente di italiani preferisce suddividere le proprie ferie durante l’anno. Alcuni sono vincolati da contratti di lavoro, altri sono liberi. Tuttavia, coloro che sono più vincolati sono gli studenti o le famiglie con almeno due bambini in età scolare.
Da tempo si discute della possibilità di abolire la pausa estiva come la conosciamo. Alcuni suggeriscono di ridurre il periodo di interruzione scolastica a un mese e mezzo. L’obiettivo è quello di distribuire i giorni di vacanza in modo più equo durante l’anno.
Questo potrebbe alleggerire il carico di lavoro durante i mesi meno caldi e ridurre il rischio di perdita di apprendimento nei mesi più caldi, oltre a sollevare le famiglie dalla necessità di conciliare lavoro e cura dei figli nei mesi più impegnativi.
Tuttavia, alcuni sostengono che ci sono buone ragioni per estendere la pausa estiva: dato che i mesi più caldi stanno diventando sempre meno vivibili, potrebbe essere sensato considerarli come un periodo in cui la protezione e la cura sono prioritarie rispetto all’apprendimento e alla produttività.
Insomma, l’estate è diventata un tormento
In Italia, l’estate è sempre stata associata a vacanze e spensieratezza. Certo, c’è sempre stato caldo e tutti noi lo abbiamo sofferto almeno una volta da bambini. Ma almeno era un caldo più tollerabile.
Era anche molto meno duraturo, nel senso che una settimana di caldo intenso c’era più o meno ogni estate, forse anche due, ma non 4 o 8 settimane. Di recente, abbiamo assistito a ondate di calore quasi ininterrotte da fine maggio a fine agosto. Ma è questa l’estate? Non è forse un inferno?