Il ruolo raffreddante delle emissioni di azoto sul meteo: una possibile risposta al riscaldamento globale?
Un gruppo di studiosi di varie nazionalità ha recentemente rivelato che le emissioni di azoto, prodotte dall’impiego di fertilizzanti e dalla combustione di combustibili fossili, hanno un impatto raffreddante sul meteo, abbassando la temperatura di circa -0.34 watt per metro quadrato. Nonostante ciò, gli specialisti mettono in guardia sul fatto che l’incremento di azoto nell’atmosfera può causare gravi danni ambientali e sottolineano l’urgenza di diminuire le emissioni di gas serra per contrastare il riscaldamento globale.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature e condotto dall’Istituto Max Planck in Germania con il supporto di ricercatori dell’Università di Sydney, coincide con i dati forniti dal servizio di monitoraggio del meteo dell’Unione Europea, che ha registrato una temperatura record il 21 luglio, rendendo quella giornata la più calda nella storia recente.
Il raffreddamento netto avviene principalmente in quattro modi: gli ossidi di azoto a breve durata, generati dalla combustione di combustibili fossili, creano particelle sospese che bloccano la luce solare, raffreddando così il meteo; l’ammoniaca, emessa nell’atmosfera dall’uso di letame e fertilizzanti artificiali, ha un effetto analogo; l’azoto utilizzato nelle colture permette alle piante di crescere più rigogliosamente, assorbendo più CO2 dall’atmosfera, contribuendo ulteriormente al raffreddamento; gli ossidi di azoto svolgono un ruolo nella degradazione del metano atmosferico, un potente gas serra.
Nonostante questi effetti raffreddanti, gli scienziati avvertono che l’aumento dell’azoto atmosferico non rappresenta una soluzione per combattere il riscaldamento globale. L’uso di fertilizzanti azotati provoca inquinamento delle acque, mentre gli ossidi di azoto derivanti dai combustibili fossili inquinano l’aria. Di conseguenza, incrementare le quantità di azoto nell’atmosfera per combattere il riscaldamento globale non è un compromesso accettabile, né una soluzione sostenibile.
Il professor Federico Maggi della Scuola di Ingegneria Civile dell’Università di Sydney ha sottolineato l’importanza della ricerca per comprendere l’effetto netto delle emissioni di azoto derivanti dall’agricoltura. Ha evidenziato la necessità di sviluppare modelli matematici in grado di mostrare l’emergere di effetti non lineari attraverso il suolo, la terra e l’atmosfera.
Questo lavoro dimostra come l’azoto reattivo introdotto nell’ambiente, principalmente come fertilizzanti agricoli, possa ridurre il riscaldamento totale, sebbene ciò sia minore rispetto alla riduzione delle emissioni di gas serra necessaria per mantenere il pianeta entro limiti operativi sicuri e giusti. Gli strumenti computazionali di nuova generazione stanno aiutando a guidare nuove scoperte nella scienza del cambiamento del meteo, ma comprendere non è sufficiente: è urgente agire per ridurre le emissioni di gas serra.