Il Mediterraneo ha subito un’intensa onda di calore nel mese di luglio, con il termometro che ha superato i 40 gradi Celsius in diverse aree del sud Europa e del Nord Africa. Questa anomalia meteorologica ha provocato la morte di più di 20 persone in un solo giorno in Marocco, ha innescato incendi in Grecia e nei Balcani e ha messo a dura prova gli atleti partecipanti ai Giochi Olimpici Estivi in Francia.
Il gruppo di scienziati di World Weather Attribution, esperti nell’analisi dell’effetto del cambiamento climatico su eventi meteorologici estremi, sostiene che queste temperature elevate sarebbero state “praticamente impossibili” senza l’apporto del riscaldamento globale dovuto all’attività umana. La ricerca, portata avanti da un team di cinque studiosi, ha preso in esame le temperature medie di luglio in un’area che includeva Marocco, Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Grecia.
Attraverso l’analisi di dati meteorologici storici e recenti, gli scienziati hanno paragonato le condizioni di calore di luglio con periodi analoghi in un mondo non influenzato dall’eccessiva combustione di petrolio, carbone e gas. Hanno dedotto che le temperature registrate in Europa erano fino a 3,3 gradi Celsius più elevate a causa del cambiamento climatico.
Questo episodio di calore intenso non è un caso isolato. Infatti, il mese di luglio ha registrato temperature globali che hanno toccato livelli record, con i quattro giorni più caldi mai registrati dalla scienza. Gli ultimi 13 mesi sono stati i più caldi di sempre, superando il limite di 1,5 gradi Celsius che gli scienziati ritengono fondamentale mantenere per evitare cambiamenti climatici catastrofici.
Friederike Otto, scienziata del meteo presso l’Imperial College di Londra e coautrice dello studio, ha evidenziato che i mesi di luglio estremamente caldi non sono più eventi rari. Nel meteo attuale, si può prevedere un luglio con calore estremo circa una volta ogni decennio.
Il cambiamento climatico sta guidando condizioni meteorologiche estreme, rendendo le ondate di calore più lunghe, più calde e più frequenti, un fenomeno che non solo mette a rischio la salute umana ma anche gli ecosistemi e le economie globali.