Le La Niña che si verificano nel Pacifico sono famose per la loro potenza, mentre quelle che si sviluppano nell’Atlantico sono generalmente più deboli. Nonostante ciò, hanno la capacità di mitigare parzialmente gli effetti delle La Niña del Pacifico, attenuando i venti estivi che promuovono l’upwelling, un fenomeno che raffredda le acque dell’Oceano Pacifico orientale.
Perché si stanno verificando entrambi i fenomeni?
Nel corso dei mesi di luglio e agosto 2024, gli esperti del meteo hanno notato un raffreddamento delle acque equatoriali che indicava la formazione di una Niña Atlantica. Per gran parte dell’estate, i venti superficiali erano deboli e le temperature delle acque superficiali erano piuttosto elevate fino all’inizio di giugno. Questo ha reso sorprendente l’insorgere di una Niña Atlantica.
Allo stesso tempo, anche le acque lungo l’equatore nel Pacifico orientale stavano raffreddandosi, con previsioni di condizioni di La Niña per ottobre o novembre.
Una mappa delle anomalie di temperatura della superficie del mare evidenzia un raffreddamento nelle regioni tropicali dell’Atlantico e del Pacifico orientale, ma temperature molto più elevate della media nei Caraibi.
La rarità del doppio evento Niña nel Pacifico e Atlantico
La simultanea presenza di una combinazione Niña nel Pacifico e nell’Atlantico è un evento raro, ma non impossibile. È paragonabile a due pendoli debolmente accoppiati che oscillano in direzioni opposte, ma che si muovono in sincronia nel tempo. Combinazioni di La Niña e Niño Atlantico, o di El Niño e Niña Atlantica, sono più frequenti.
Implicazioni per la stagione degli uragani: buone o cattive notizie?
La presenza di una Niña Atlantica potrebbe sembrare una buona notizia per coloro che vivono in zone soggette a uragani. Le acque più fredde della media al largo delle coste africane possono sopprimere la formazione delle onde orientali africane, che sono gruppi di attività temporalesca che possono evolvere in perturbazioni tropicali e successivamente in tempeste tropicali o uragani.
Le tempeste tropicali traggono energia dall’evaporazione dell’acqua associata alle alte temperature della superficie del mare. Pertanto, il raffreddamento nell’Atlantico tropicale potrebbe indebolire questo processo, riducendo l’energia disponibile per i temporali e diminuendo la probabilità di formazione di cicloni tropicali.
Tuttavia, la NOAA, quando aggiorna le previsioni per la stagione degli uragani dell’Atlantico all’inizio di agosto, prende in considerazione tutti i fattori e continua a prevedere una stagione estremamente attiva per il 2024. La stagione delle tempeste tropicali raggiunge generalmente il suo picco tra l’inizio e la metà di settembre.
Perché si prevede una stagione degli uragani intensa
Due sono i fattori che giustificano la previsione di una stagione attiva: le temperature della superficie del mare, vicine a livelli record in gran parte del Nord Atlantico, possono intensificare gli uragani. Inoltre, lo sviluppo previsto di una La Niña nel Pacifico tende a indebolire il wind shear, ovvero il cambiamento di velocità del vento con l’altitudine, che può disgregare gli uragani. Gli effetti molto più forti di La Niña possono prevalere su qualsiasi impatto associato alla Niña Atlantica.
Un problema che si aggrava: il riscaldamento globale
Negli ultimi due anni, le temperature oceaniche hanno raggiunto livelli eccezionalmente elevati sia nell’Atlantico che in gran parte degli oceani mondiali. Le due Niña potrebbero contribuire a un leggero raffreddamento temporaneo in alcune regioni, ma tale sollievo potrebbe non durare a lungo.
Oltre a questi cicli, la tendenza al riscaldamento globale causata dall’aumento delle emissioni di gas serra sta innalzando le temperature di base, fornendo ulteriore carburante per la formazione di uragani di grande intensità.