Recentemente, il Mare Adriatico ha manifestato un inquietante fenomeno naturale: un’insolita proliferazione di alghe sulla sua superficie. Questa situazione è particolarmente marcata nella regione di Ancona, dove fitte strisce di alghe sono diventate un elemento costante, influenzando la routine dei bagnanti e l’economia turistica locale.
La crescita esponenziale delle alghe è direttamente legata all’incremento delle temperature marine, un fenomeno che non riguarda solo l’Adriatico, ma si estende a tutti i mari europei. Di recente, le temperature dell’acqua lungo la costa adriatica hanno toccato livelli mai visti prima. Ad esempio, la settimana scorsa a Dubrovnik, in Croazia, il Servizio Meteorologico e Idrologico Croato ha registrato le temperature marine più elevate da quando ha iniziato a monitorare il meteo.
Questo riscaldamento delle acque è parte di un trend più ampio osservato nelle ultime decadi, in particolare dal tardo XX secolo. Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, si prevede che le temperature superficiali del mare possano aumentare di ulteriori 2 a 6 gradi Celsius entro il 2100, seguendo lo scenario di alte emissioni.
L’impatto sul turismo è tangibile. Nonostante le alghe non siano considerate nocive per chi nuota, molti bagnanti si sono lamentati della sensazione appiccicosa che lasciano sulla pelle, necessitando di una doccia immediata dopo il bagno. Tuttavia, non tutti i turisti vedono le alghe come un deterrente. Alcuni, come un visitatore olandese, pur riconoscendo che la vista non è delle più gradevoli, ritengono che l’acqua rimanga comunque balneabile.
Dal punto di vista commerciale, alcuni esercenti locali come Edoardo Rubini, del Ristorante Emilia a Portonovo, hanno confermato che, nonostante la presenza delle alghe, non ci sono state cancellazioni significative nelle prenotazioni, mantenendo un cauto ottimismo riguardo l’impatto a lungo termine sul turismo della regione.
Inoltre, un fenomeno simile di aumento delle alghe è stato registrato anche nel nord Italia, con quantità record nel Golfo di Trieste dal 2007, come riportato dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Applicata.
Mentre il cambiamento del meteo continua a influenzare gli ecosistemi marini, la comunità locale e i visitatori si adattano a questa nuova realtà, sperando in soluzioni sostenibili che possano mitigare gli effetti di questi cambiamenti ambientali.