Stiamo assistendo a un fenomeno meteo davvero inusuale per il mese di settembre: un potente anticiclone si è formato sulla Scandinavia, estendendosi dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda. Se fossimo in inverno, questo scenario avrebbe portato correnti gelide dalla Siberia all’Europa e, di conseguenza, all’Italia, creando un’area di bassa pressione che avrebbe generato condizioni di neve e gelo.
Stiamo osservando una configurazione atmosferica tipica di un’ondata di freddo invernale, con correnti che avrebbero portato il Buran, il vento gelido della Siberia, che in passato ha causato episodi di freddo estremo, come nel 1985 e nel 1956. Tuttavia, l’attuale periodo dell’anno rende questo evento estremamente anomalo, considerando che fino a poco tempo fa l’Italia e gran parte del Mediterraneo erano sotto l’influenza di un’alta pressione africana, con temperature molto elevate e stabili.
Le mappe che seguono mostrano la genesi di un potente anticiclone e di una bassa pressione mediterranea. Questa è una configurazione atmosferica invernale, con correnti dalla Siberia verso l’Italia, dove si andrà formando una bassa pressione. Se fossimo in inverno, avremmo assistito a nevicate in pianura e a un diffuso gelo.
L’intrusione di aria polare ha comunque avuto effetti meteo significativi. A nord delle Alpi, si sono verificate nevicate insolite per il periodo, con accumuli di neve fino a 2 metri e vere e proprie tempeste di neve. In Italia, soprattutto nelle regioni del Nord, l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo limitato, portando comunque episodi di nevicate a bassa quota nelle zone più esposte.
I climatologi avevano già previsto che il cambiamento climatico avrebbe portato non solo a periodi di caldo intenso, ma anche a ondate di freddo eccezionali. Questi fenomeni non devono essere interpretati come una contraddizione del riscaldamento globale, ma come una delle sue manifestazioni più estreme. Sappiamo oggi che il riscaldamento globale non esclude episodi di freddo intenso.
Questi eventi, in inverno, sono spesso annunciati dallo Strat Warming, ovvero il riscaldamento repentino della stratosfera. Quando questo evento si verifica, può alterare la circolazione atmosferica e far sì che masse d’aria gelida dalla Siberia si spostino verso l’Europa. Anche se non tutte le situazioni di Strat Warming portano a ondate di gelo, il meccanismo che può scatenare fenomeni estremi meteo è ormai ben documentato.
La configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata perfetta per l’inverno, con la possibilità di neve fino in pianura in molte regioni d’Italia. Ma essendo a settembre, questi effetti si manifestano in modo estremamente contenuto.
Il Buran, il vento gelido della Siberia, potrebbe tornare a farci visita durante la stagione invernale, perché si sta creando un precedente in un periodo di Global Warming. Non sappiamo se questo inverno succederà, ma i segnali del tempo atmosferico non sono mai da sottovalutare e isolati. Ma per il prossimo inverno avremo modo di parlarne, ora ci attende l’autunno, e persino il ritorno del caldo tipico del periodo e poi anche eventuali ondate di calore.
Qui un tipico evento di Buran (febbraio 1929) conseguente ad alta pressione in Scandinavia. Ma la configurazione che si sta creando, è ancor più interessante.