Le previsioni meteo per l’ultima parte di Gennaio 2025 preannunciano un cambio di scenario significativo. Dopo settimane dominate da un’estesa Alta Pressione che ha portato stabilità atmosferica su gran parte del Centro-Nord, le perturbazioni atlantiche sembrano pronte a riacquistare centralità. Questo potrebbe tradursi in un ritorno di piogge diffuse e di nevicate, specialmente nelle zone montuose, con le Alpi in prima linea.
L’ultima decade di Gennaio: dinamismo atmosferico
A partire dal 22 Gennaio, l’arrivo di flussi umidi e instabili di origine atlantica dovrebbe interrompere la fase anticiclonica. Le regioni occidentali del Paese, in particolare quelle che si affacciano sul Mar Tirreno, saranno le più esposte all’impatto delle perturbazioni. Piogge frequenti e venti carichi di umidità caratterizzeranno il periodo, mentre le regioni settentrionali e quelle adriatiche potrebbero assistere a fenomeni più sporadici o distribuiti in modo irregolare.
Questa configurazione meteo renderà l’ultima parte di Gennaio estremamente dinamica, con una sequenza di eventi instabili intervallati da brevi pause di relativa quiete.
Neve abbondante sulle montagne, ma non a bassa quota
Le perturbazioni atlantiche porteranno nevicate significative nelle zone montuose, migliorando le condizioni per le attività invernali e contribuendo a rafforzare le riserve idriche.
- Alpi: accumuli importanti sopra i 1.000-1.200 metri, con nevicate consistenti nelle aree esposte ai venti sud-occidentali.
- Appennini: neve attesa a partire dai 900-1.200 metri, a seconda della presenza di aria fredda associata ai sistemi perturbati.
Tuttavia, l’influenza delle correnti atlantiche, generalmente più miti, limiterà la discesa della neve a pianure e colline. Le possibilità di nevicate a bassa quota restano ridotte, soprattutto al Nord, dove il clima sarà più umido che gelido.
Tirreno protagonista: piogge più intense sulle coste
Il flusso di venti da sud-ovest, tipico delle perturbazioni atlantiche, favorirà piogge abbondanti lungo le coste tirreniche e nelle aree montuose circostanti. Le regioni come Toscana, Lazio e Campania saranno probabilmente tra le più colpite, con accumuli significativi anche nelle zone collinari. In queste aree, il clima resterà tipicamente invernale, ma senza episodi di gelo estremo.
Le regioni adriatiche e il Nord-Est, invece, potrebbero registrare fenomeni meno intensi e maggiormente distribuiti nel tempo. Anche le isole maggiori, come Sardegna e Sicilia, potrebbero essere interessate da piogge, ma con intensità variabile in base alla traiettoria delle perturbazioni.
Inizio Febbraio: prosegue la variabilità
Le proiezioni per i primi giorni di Febbraio indicano il mantenimento di condizioni meteo variabili. Le correnti atlantiche continueranno a influenzare il clima, alternando fasi di maltempo a periodi di stabilità temporanea.
Le temperature resteranno generalmente in linea con la stagione, ma potrebbero risultare leggermente superiori alla media durante le fasi più umide. Le precipitazioni saranno ancora protagoniste, con le regioni centrali e meridionali particolarmente esposte a piogge frequenti. Nevicate significative proseguiranno sia sulle Alpi che sugli Appennini, garantendo accumuli utili per affrontare i mesi primaverili.
Un Gennaio di transizione: l’inverno in maturazione
Il ritorno delle perturbazioni atlantiche rappresenta un passaggio cruciale per il clima di Gennaio, contribuendo a rendere il mese più dinamico e interessante dal punto di vista meteorologico. Le montagne italiane, da Nord a Sud, beneficeranno delle nevicate previste, accumulando risorse idriche preziose per la prossima stagione.
Questo scenario evidenzia anche la complessità climatica del nostro Paese, con forti contrasti tra le diverse aree geografiche. Le regioni del Nord-Ovest, che hanno sperimentato una relativa scarsità di precipitazioni fino a questo momento, potrebbero assistere a un miglioramento della situazione nei giorni successivi al 22 Gennaio.
Nonostante l’assenza di gelo intenso, l’Inverno continua a mostrare la sua capacità di sorprendere, dimostrando che anche in un contesto di cambiamento climatico, la natura mantiene il suo carattere imprevedibile.