Analisi del meteo: una questione di dati e interpretazioni
Nel vasto universo delle previsioni meteorologiche, la copertura dei dati raccolti è generalmente ampia, ma presenta delle lacune in alcune aree del nostro emisfero, come il settore atlantico centrale e il comparto russo/asiatico. Questo significa che, nonostante l’enorme quantità di informazioni a nostra disposizione, esistono ancora decine di milioni di dati che non presentano una distribuzione omogenea.
Lo “spazio degli stati” nel meteo
Per comprendere meglio il funzionamento delle previsioni meteorologiche, possiamo fare riferimento al concetto di “spazio degli stati”. Questo può essere definito come quel segmento in cui ogni asse è relativo a una singola variabile, puntata su ogni singola griglia atmosferica. In questo contesto, lo stato iniziale, ovvero le condizioni iniziali determinate da un’analisi specifica, si rappresenta come un “semplice punto” in questo vasto spazio multidimensionale.
L’incertezza nel meteo
L’incertezza che spesso percepiamo nelle previsioni meteorologiche, legata alla continua ricerca di una condizione iniziale, può essere rappresentata all’interno di un “ipervolume” che si muove attorno a questo punto ideale. In questa ampia fascia di oscillazioni, possiamo riscontrare le numerose e spesso distorte interpretazioni di un processore numerico.
La realtà dell’atmosfera e le sue approssimazioni
Tuttavia, lo stato iniziale determinato da un’analisi numerica è ovviamente approssimato, poiché non rappresenta esattamente lo stato reale dell’atmosfera. Spesso, questo primo stato viene compreso “nell’ipervolume” che rappresenta la fase, ampia o chiusa, nella determinazione di uno stato più vicino alla reale interpretazione dell’atmosfera.
La progressione delle previsioni meteorologiche
Siamo solo all’inizio di una progressione, quindi molti valori confluiscono in questo spazio. Se proiettiamo la nostra analisi nel tempo, rispettando una condizione iniziale ottimale, otteniamo valori molto “amplificati” e ben distanti da questa “macchia ipervolumetrica”.
Il rischio dell’errore nel meteo
Ogni proiezione “modellistica” che riceve nel suo ristretto spazio delle “informazioni” a diretto contatto con la “realtà atmosferica”, può contenere l’errore anche nel corso del tempo, senza che questo possa generare ampie “deformità”. Se invece non si avvicina alla stessa realtà, ma subisce brusche “deformazioni” in spazi o segmenti temporali molto brevi, quello che ne deriva ad ogni conclusione di run è una totale e divergente “fuoriuscita” dallo stato iniziale (stato pressoché reale). L’errore si amplifica, errore di calcolo, in maniera smisurata e “partorisce” delle soluzioni molto “lontane” dalla prima analisi effettuata.
La “crisi” dell’interpretazione dei modelli previsionali
Qui emerge la “crisi” di chi si avvicina alla lettura di un modello previsionale. Se da una prima analisi viene “soddisfatta” la stretta relazione tra stato di calcolo e rappresentazione reale dell’atmosfera, il modello in questione, qualsiasi modello, si può inserire in una “verosimile” lettura circa l’evoluzione dell’atmosfera. Se in una seconda, terza o quarta analisi vi sono elementi “carenti” che ci allontano dall’equazione atmosfera reale/simulazione, possiamo ottenere “degli scollamenti” assolutamente divergenti e spesso depistanti.