Un inverno atipico ma con speranze di freddo
Il mese di Dicembre si è concluso senza particolari sorprese dal punto di vista meteorologico, con temperature e condizioni che poco ricordano l’inverno classico. Ora, con l’arrivo di Gennaio, si accetta la realtà di un clima festivo ormai abituale, ma non privo di segnali che potrebbero preannunciare un cambiamento rispetto agli ultimi anni.
Le settimane a venire saranno cruciali per determinare il corso della stagione invernale. Fino a questo momento, l’Italia ha sperimentato solo brevi incursioni del freddo, con sporadici episodi di neve a quote basse. Le aspettative per un inverno diverso erano alte, ma ci si è ritrovati di fronte al consueto scenario di anticiclone e temperature insolitamente elevate per il periodo natalizio.
Nonostante ciò, persiste la speranza di un ritorno alle fredde temperature che caratterizzano gli inverni più rigidi. Le ondate di freddo più intense solitamente provengono dalla Siberia, dove attualmente si registrano temperature ancora molto basse, in netto contrasto con il clima più mite che prevale nel resto d’Europa.
È importante sottolineare che nelle ultime settimane il freddo si è spostato verso est, respinto dalla forte circolazione atlantica. Questo inizio di inverno ha sorpreso molti, mettendo in discussione alcune previsioni stagionali che non lasciavano presagire un imminente arrivo dell’inverno. Ora, però, le probabilità di un significativo ritorno del freddo sembrano aumentate, forse anche prima del previsto.
Importanza del Vortice Polare
Il futuro meteo sarà fortemente influenzato dal Vortice Polare, un’ampia zona ciclonica situata sopra il Polo Nord. L’andamento dell’inverno dipende significativamente da questo grande vortice. Ma di cosa si tratta esattamente? Il Vortice Polare è una massa di aria estremamente fredda che soffia sopra l’Artico, ruotando in senso antiorario, proprio come accade nelle aree di bassa pressione.
La sua dimensione varia con il cambiare delle stagioni ed è noto come il Vortice Polare stratosferico. Quando il vortice si sposta verso sud, porta con sé correnti di aria gelida. Rispetto ad Asia e Nord America, l’Europa è generalmente meno esposta alle sue oscillazioni, poiché le tempeste generano intensità maggiori solo a latitudini molto settentrionali.
Il Vortice Polare è estremamente noto da tempo per il suo impatto sul clima. Tuttavia, alcuni scienziati sostengono che il cambiamento climatico possa renderlo estremamente instabile, con possibili gravi conseguenze. Questa è una questione di lunga discussione nel campo della scienza del clima.
La dinamica del Vortice Polare
Il Vortice Polare opera in modo continuo, ruotando in senso antiorario attorno al Polo Nord. Durante l’estate nell’emisfero settentrionale, il vortice rimane presente, ma il suo bordo si posiziona a latitudini più elevate. In inverno, invece, si estende verso sud e diventa più instabile.
Il margine meridionale del vortice forma il cosiddetto fronte polare o corrente a getto polare, che si muove da ovest a est. Per questo motivo, le regioni nord-orientali del Nord America sono spesso le più influenzate dalle variazioni del Vortice Polare.
In Europa, la corrente a getto polare porta masse d’aria marittima che, benché fredde, non attraversano zone così gelide come in Nord America. Questa corrente è generalmente meno fredda in Europa. Tuttavia, se la corrente a getto viene deviata verso nord da un anticiclone nell’Atlantico settentrionale, può spostarsi verso la Groenlandia. Di conseguenza, l’aria fredda può scendere in Europa dal Polo Nord, provocando nevicate su vaste aree del continente, inclusa l’Italia.
Le previsioni a lungo termine indicano un probabile indebolimento del Vortice Polare nelle prossime settimane. Ciò potrebbe aumentare la probabilità che l’aria fredda raggiunga le nostre latitudini. Questo non significa necessariamente che si verificheranno gelo e neve persistenti, ma apre la possibilità a discese fredde di notevole entità.
Crollo Vortice Polare e possibile stratwarming
Un elemento chiave in questo contesto è l’influenza della dinamica stratosferica. I riscaldamenti previsti nella stratosfera potrebbero indebolire il Vortice Polare a quel livello, riducendo i venti zonali e, in certe aree, invertendone la direzione, creando un flusso da est a ovest a livello polare.
Qualora dovesse concretizzarsi lo Stratwarming, esso avrà un impatto cruciale sulle condizioni meteorologiche del nostro continente nei mesi futuri. In passato, l’assenza di Stratwarming, combinata con un Vortice Polare particolarmente robusto, ha influito sulle sfavorevoli condizioni dei recenti Inverni
Lo Stratwarming è un improvviso e notevole riscaldamento della stratosfera che può alterare o indebolire il Vortice Polare, dividerlo in due parti separate e rallentare o invertire i venti occidentali zonali. Questo fenomeno può causare il flusso dell’aria fredda artica verso latitudini più basse, influenzando così il clima in Italia e nel Mediterraneo.
Per avere un impatto significativo che possa influenzare anche la troposfera, è necessario uno Stratwarming di tipo major. Gli eventi minori non sono sufficientemente forti da cambiare in modo sostanziale e duraturo la velocità dei venti zonali stratosferici.
E se arrivasse il gelo siberiano?
Considerando questi elementi, si delinea un panorama invernale intrigante. Quest’anno, i principali indicatori climatici sembrano orientarsi verso condizioni più propense al freddo, in un contesto caratterizzato da un intenso El Niño, associato all’aumento del riscaldamento globale.
Di conseguenza, potremmo assistere a una seconda parte dell’inverno più vivace e fredda, in linea con il trend globale di riscaldamento su scala più ampia. Questo costituirebbe un evento isolato, uno dei tanti che si verificano in specifiche aree in un contesto globalmente più caldo del normale.
Tra gennaio e febbraio, potrebbe presentarsi un fenomeno un tempo comune nei mesi invernali: l’arrivo del gelo siberiano, spinto dall’anticiclone termico russo. Sebbene sia stato raro negli ultimi anni, quest’anno potrebbe manifestarsi nuovamente.
Il cambiamento climatico e gli inverni italiani
Inverni di una volta, ora tutto è cambiato
Negli anni recenti, l’Italia ha sperimentato cambiamenti notevoli nelle sue condizioni invernali. Ad esempio, nella Pianura Padana, tradizionalmente soggetta a nevicate annuali, sono passati oltre dieci anni senza nevicate significative della durata di una settimana, un evento insolito rispetto ai secoli passati. Questa situazione porta a riflettere sul possibile collegamento tra questi cambiamenti e il fenomeno più ampio del cambiamento climatico, dato che le nevicate attuali sono molto meno abbondanti rispetto a quelle di dieci anni fa.
D’altro canto, in altre regioni italiane come Sicilia, Sardegna, Toscana, Lazio, Puglia, Calabria, Basilicata, Molise, Abruzzo, Marche e Umbria, le condizioni invernali sembrano meno soggette a tali anomalie. In queste zone si registrano nevicate quasi ogni inverno, più conformi alle medie storiche rispetto al Nord Italia. Tuttavia, anche in queste regioni si notano pattern climatici insoliti.
Ora è necessario attendere e continuare a studiare i modelli dell’alta atmosfera per comprendere meglio come potrebbe evolversi l’inverno, con la prospettiva di un grande gelo che potrebbe piombare all’improvviso. Questa è una previsione ancora da definire, ma non va sottovalutata, specialmente quest’anno, quando gli indicatori sembrano particolarmente favorevoli, almeno sulla carta.