Il grande freddo del 1985: un evento storico
Il gennaio del 1985 è entrato nella storia come uno degli episodi di gelo e neve più intensi del secolo scorso. Questo fenomeno meteorologico estremo si verificò inaspettatamente dopo un dicembre che aveva registrato temperature piuttosto elevate, dimostrando come le ondate di freddo possano sorprendere anche in periodi di apparente tranquillità climatica.
Il contesto attuale dei cambiamenti climatici
Analizzare l’evento del gennaio 1985 è particolarmente rilevante oggi, in un’era segnata da profondi cambiamenti climatici. La scienza prevede che in futuro gli eventi meteorologici estremi si manifesteranno con maggiore intensità rispetto al passato, sebbene possano essere di durata più breve e caratterizzati da un’improvvisa esplosività.
La frequenza degli eventi estremi
L’ondata di freddo del 1985 aveva una frequenza stimata di ritorno tra i 30 e i 50 anni. Tuttavia, a causa del cambiamento climatico in atto, non è più possibile fare affidamento su tali stime temporali. Il clima sembra aver perso ogni prevedibilità, anticipando scenari futuri ancora più allarmanti con un incremento della temperatura globale. Nonostante ciò, non si può escludere del tutto la possibilità che eventi simili a quello del ’85 si ripetano, anche se con minore probabilità.
Il picco del freddo e i dati rilevanti
Il culmine dell’ondata gelida
Il 7 gennaio rappresentò il picco dell’ondata di freddo che colpì l’Italia, con particolare intensità su alcune città come Trieste, che registrò -8°C, e Genova, con -7°C. Queste località sono emblematiche dell’afflusso di aria fredda al suolo, in quanto non soggette all’effetto dell’inversione termica. Anche le zone montane furono interessate da temperature estremamente basse: il Monte Cimone scese a -21,2°C, Trepalle in Valtellina a -38°C e Fusine in Friuli a -32°C. Aosta registrò -18°C, mentre Roma raggiunse un record di -10°C. In Toscana, il Lago di Massaciuccoli gelò per la prima volta dal 1965, e l’aeroporto di Tassignano, vicino a Lucca, toccò i -15°C.
Dati rilevati dall’Aeronautica Militare
L’Aeronautica Militare italiana ha documentato le temperature registrate in diverse città durante l’evento: Bolzano oscillò tra -16°C e -5°C, Cuneo tra -12°C e -7°C, Trieste tra -8°C e -5°C, Venezia tra -12°C e -3°C, Bologna tra -14°C e -3°C, Genova tra -7°C e -2°C, Pisa tra -9°C e -4°C, Firenze tra -8°C e 0°C, Perugia tra -9°C e -4°C, Ancona tra -7°C e -3°C, Pescara tra -7°C e 0°C, Roma tra -10°C e 0°C, Campobasso tra -7°C e -3°C, Napoli tra -1°C e +5°C, e Potenza tra -5°C e -1°C.
In conclusione, l’ondata di freddo del gennaio 1985 rimane un evento significativo nella storia meteorologica italiana, un monito della natura che ci ricorda la potenza degli eventi estremi e la necessità di essere sempre preparati ad affrontarli, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici globali.