Il fenomeno del “wind-chill”: come il vento influenza la nostra percezione del freddo
Avete mai sentito parlare del termine “wind-chill”? Questa espressione, che tradotta letteralmente significa “vento fresco”, è stata coniata per la prima volta dall’esploratore antartico Paul A. Siple nel 1939, nel suo libro “Adattamento dell’esploratore al clima dell’Antartide”.
Ma cosa significa esattamente “wind-chill” e perché è così importante per la nostra salute? Scopriamolo insieme.
La scoperta di Siple e Passel
Negli anni ’40, Siple e il suo collega Passel condussero una serie di esperimenti in Antartide per studiare l’effetto del vento sul raffreddamento degli oggetti. Portavano all’aperto una bacinella d’acqua a una temperatura nota e misuravano il tempo necessario affinché congelasse. Ben presto si resero conto che il tempo di congelamento non dipendeva solo dalla temperatura, ma anche dalla velocità del vento: più il vento era forte, più l’acqua congelava rapidamente.
Le loro osservazioni furono organizzate in modo più scientifico, e si arrivò a formulare delle equazioni matematiche valide per il raffreddamento di varie sostanze.
L’effetto “wind-chill” sull’uomo
L’Istituto Americano di Ricerche Meteorologiche decise di studiare l’effetto “wind-chill” anche sull’uomo, avviando una ricerca di bio-meteorologia per calcolare “quanto freddo” sentiamo in più a causa del vento. Il risultato fu una formula matematica che tiene conto delle caratteristiche del corpo umano, della temperatura e delle caratteristiche della nostra pelle e della sua velocità di raffreddamento:
TW = 0,045*(5,27*v^0,45 + 10,45 – 0,28*v)*(T -33)+33
Dove TW è la temperatura “wind-chill” (quella che noi sentiamo tenendo conto anche del vento), v è la velocità del vento in chilometri orari, T è la temperatura reale misurata dal termometro, * sta per moltiplicazione e ^ sta per elevamento a potenza.
Questa formula, sebbene incompleta perché non tiene conto di variabili come gli abiti indossati o il tipo di attività svolta, è fondamentale per valutare il rischio di ipotermia.
L’ipotermia: un rischio da non sottovalutare
L’ipotermia è il raffreddamento interno del nostro corpo. Normalmente la nostra temperatura interna si aggira intorno ai 36-37 gradi; se scende a 33-34 gradi si parla di ipotermia moderata, con rallentamento delle funzioni vitali e rischio di perdita dei sensi. Scendendo ulteriormente a 31-32 gradi, si rischia il coma e, in casi estremi, la morte.
È quindi fondamentale che persone a rischio, come anziani e bambini piccoli, ma anche escursionisti sorpresi dal maltempo in alta montagna, si proteggano adeguatamente dall’ipotermia.
Conclusioni
In conclusione, solo gli esseri viventi subiscono l’effetto “wind-chill”, perché percepiscono il fatto che il vento fa raffreddare i loro corpi più rapidamente, e quindi è come se facesse più freddo rispetto alla temperatura reale. Oltre al vento, anche l’umidità gioca un ruolo importante nella nostra percezione del freddo, ma questo aspetto verrà approfondito in un altro articolo della sezione “Miscellanea”.
Non sottovalutate mai l’effetto del vento sul vostro corpo e ricordate che, in condizioni di freddo estremo, è essenziale proteggersi adeguatamente per evitare rischi per la propria salute.