Il clima in Italia: tra alta pressione e possibili sorprese invernali
L’Italia si trova attualmente sotto l’influenza di un campo di alta pressione che tiene lontane le condizioni tipiche dell’inverno. Questo fenomeno, ormai divenuto una costante negli ultimi anni, sembra destinato a persistere per un periodo prolungato. Le previsioni dei centri meteorologici indicano che questa situazione potrebbe mantenersi stabile per più di una settimana, senza variazioni atmosferiche significative almeno fino alla prima decade di febbraio.
Un inverno che tarda ad arrivare
Nonostante l’attuale dominio dell’alta pressione, le proiezioni per il mese di febbraio lasciano intravedere un possibile cambiamento del clima. Tuttavia, l’impatto che questo avrà sull’Italia rimane ancora incerto. Una potenziale variazione termica nella stratosfera potrebbe avere effetti rilevanti sul Vortice Polare, aprendo la strada a condizioni invernali finora assenti. Se i dettagli sono ancora da definire, il Centro Meteo Europeo prevede un cambiamento intorno al 10-15 febbraio, con un ritorno a condizioni più consone alla stagione invernale per l’Italia.
La possibile riscossa dell’inverno
Un repentino cambio di circolazione atmosferica potrebbe essere innescato da forzanti climatiche che sposterebbero l’anticiclone dall’Europa verso l’Atlantico. Questo potrebbe generare una situazione di blocco fino ad alte latitudini, lasciando spazio a correnti d’aria artica dirette verso il Mediterraneo. Un simile scenario potrebbe portare a nevicate anche a quote basse e in aree pianeggianti, un evento atteso da molti.
Il passato insegna: eventi storici e possibili scenari futuri
Guardando al passato, non si può non pensare a eventi storici che hanno segnato l’inverno italiano, come il febbraio del 1956, il più freddo del XX secolo in Italia e in Europa, dopo un dicembre e gennaio relativamente miti e piovosi. Tuttavia, quell’inverno fu meno rigido rispetto ad altri, come quelli del 1962/63, 1928/29 e alcuni anni ’40.
Il gelo del 1956 e le sue conseguenze
Nel febbraio del 1956, l’Italia registrò temperature tra i 6 e i 7 gradi sotto la media, con picchi di 10 gradi inferiori al normale in alcune zone. Il Centro-Nord visse giorni consecutivi con temperature sottozero anche di giorno, e in Pianura Padana si toccarono i -26 gradi, con un freddo persistente per circa 25 giorni, a volte accompagnato da forti nevicate.
Il confronto con l’attuale situazione climatica
Quell’evento storico ci fa riflettere su come potremmo affrontare oggi una situazione simile. Nonostante il riscaldamento globale tenda a rendere gli inverni mediamente più miti, gli studi climatici evidenziano un aumento di eventi estremi sia di caldo che di freddo. Negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito a episodi di gelo eccezionali, come l’ondata di freddo di febbraio 2012, in un contesto di riscaldamento globale. Anche la prima parte di gennaio 2017 e l’inusuale ondata di gelo tardivo in Europa nel 2018 dimostrano la complessità di questi fenomeni.
In Italia, l’inverno è caratterizzato da una notevole variabilità e prevedere ondate di freddo risulta complesso a causa dei numerosi fattori coinvolti. Negli ultimi anni, si è osservata una tendenza alla formazione di anticicloni invernali più intensi. Potrebbe quindi ripetersi un evento come quello del 1956? Le condizioni climatiche di febbraio 2012 e dell’inverno 2009-2010 in alcune parti d’Europa mostrano somiglianze con l’inverno 1962-63, uno dei più freddi e prolungati del secolo scorso.
Sebbene il cambiamento climatico abbia ridotto la frequenza delle grandi ondate di gelo in Europa, il rischio di eventi climatici estremi rimane. Eventi un tempo rari in Italia, oggi sono considerati più eccezionali, ma non improbabili. La situazione climatica attuale ci invita quindi a non abbassare la guardia e a essere preparati a possibili sorprese invernali.