La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
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Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
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La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.
La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
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Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
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La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
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La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
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La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
Le aspettative per l’estate
Le abbondanti nevicate facevano presagire una stagione estiva favorevole. Tuttavia, il calore di luglio ha rapidamente sciolto la neve caduta. In appena venti giorni, la neve al di sotto dei 3000 metri è quasi completamente sparita, lasciando riserve solo alle quote più elevate.
Un quadro prevedibile, non siamo stati colti di sorpresa
Questo quadro, sebbene inquietante, era previsto. Il periodo di ablazione estivo, cioè il periodo di riduzione dei ghiacci, era già noto per i suoi effetti deleteri. Tre settimane di calore intenso con zero termico oltre i 4000 metri hanno provocato danni significativi.
Ma la parte più dura è ancora da venire…
Il vero problema è che agosto e potenzialmente anche settembre possono ulteriormente ridurre il manto nevoso. La stagione di perdita proseguirà per almeno altre sei settimane. La situazione è allarmante, poiché il cambiamento climatico ha trasformato il meteo alpino in un “hot spot climatico”, con effetti più gravi rispetto ad altre aree del mondo.
Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
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La primavera e la seconda metà dell’inverno nel Nord Italia sono state segnate da un meteo particolarmente piovoso, che ha portato a nevicate straordinarie sulle Alpi. A metà giugno, gli strati di neve tra i 2500 e i 3000 metri erano impressionanti, soprattutto se confrontati con le ultime stagioni disastrose. E’ noto che viviamo in un’era di Riscaldamento Globale e che le estati sono diventate torride anche in alta quota.
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Ma la parte più dura è ancora da venire…
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Non stiamo facendo dichiarazioni azzardate
I dati ufficiali saranno pubblicati alla fine dell’estate. Le autorità competenti analizzeranno le perdite tra la prima e la seconda decade di settembre. Oltre i 3000 metri, dovrebbe esserci solo neve, permettendo ai ghiacciai di recuperare. Tuttavia, manca ancora un mese e mezzo di potenziali perdite, ma, a meno di un agosto catastrofico, non si prevedono problemi gravi come nel 2015 o nel 2022. Insomma, anche nelle primavere più ricche di neve, l’estate distrugge sempre tutto. Ma almeno quest’anno fa meno danni di anni apocalittici recenti.