Le ultime 24 ore hanno portato un po’ di sollievo dal caldo grazie ai temporali, che hanno rinfrescato l’aria in diverse località. Tuttavia, questi eventi meteorologici hanno anche causato danni a causa di nubifragi, grandine e venti forti. Ogni volta che il meteo si fa avverso, si devono affrontare una serie di conseguenze negative per beni e proprietà. Inoltre, le allerte meteo emesse dalla Protezione Civile non sempre vengono comprese appieno, mettendo in difficoltà alcune persone, soprattutto durante il periodo di vacanze di agosto. Fortunatamente, questo periodo sta per terminare, riducendo così i rischi.
Ma quando potremo godere di un vero refrigerio? Questa è la domanda che tutti si pongono. Il problema principale è che il mare si è riscaldato più del solito, influenzando significativamente il meteo. Fino a quando non si verificherà un’anomalia con temperature inferiori alla media di riferimento, l’Italia continuerà a rischiare ondate di caldo. Le notti tropicali, in particolare nel Nord Italia, in Val Padana e nelle aree urbanizzate, non sembrano destinare a terminare presto, a meno di cambiamenti nelle previsioni meteo. Abbiamo esaminato attentamente questa situazione meteorologica: se le temperature notturne non scenderanno diffusamente sotto i 20°C, il caldo continuerà a farsi sentire nelle abitazioni non climatizzate.
Le notti tropicali, fenomeno meteorologico caratterizzato da temperature minime notturne che non scendono sotto i 20°C, sono diventate un indicatore del cambiamento climatico. Vengono utilizzate per monitorare le variazioni delle temperature notturne a livello globale. Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un aumento significativo delle notti tropicali, con un impatto particolarmente marcato nel Sud Italia e nelle grandi città. Messina, Agrigento e Palermo in Sicilia hanno registrato oltre 120 notti tropicali nel 2022. Questo aumento è attribuito a ondate di calore e all’effetto dell’isola di calore urbana, che mantiene elevate le temperature notturne nelle aree densamente popolate.
L’aumento delle notti tropicali è motivo di preoccupazione per diversi motivi. Rappresenta un rischio per la salute umana, causando disturbi del sonno e stress termico. Inoltre, ha un impatto negativo sull’ambiente e sull’economia, influenzando gli ecosistemi, l’agricoltura e il consumo energetico. Le città più colpite si trovano principalmente nel Sud Italia e nelle aree densamente urbanizzate. Nel 2022, Messina ha registrato 122 notti tropicali, seguita da Agrigento e Reggio Calabria con 121 notti ciascuna. Palermo ha avuto 119 notti, mentre Catania ne ha registrate 117 nel 2021. Nel 2023, Trapani ha avuto 145 notti tropicali, seguita da Palermo e Siracusa.
Secondo dati dell’ISPRA e dell’ISTAT, c’è stato un incremento medio di 22 notti tropicali rispetto alla media del trentennio 1991-2020. Nel 2022, la media annuale in Italia era di 58 notti tropicali, con un aumento di 20 notti rispetto al decennio 2006-2015. Le città che hanno registrato il maggior aumento includono Oristano (+65 notti), Bologna (+47), Genova (+45), Massa Carrara (+44), Milano (+57) e Torino (+49).
L’isola di calore urbana è un fattore chiave che contribuisce all’aumento delle notti tropicali nelle città. Le superfici urbane come asfalto e cemento assorbono calore durante il giorno e lo rilasciano lentamente di notte, mantenendo elevate le temperature notturne. La mancanza di vegetazione e le emissioni di calore antropogenico aumentano ulteriormente questo effetto. L’alta densità edilizia nelle città impedisce la dispersione del calore, creando un microclima più caldo rispetto alle aree rurali circostanti.
Negli ultimi anni, anche molte regioni dell’Europa centrale e orientale hanno visto un aumento delle notti tropicali, fenomeno che in passato era più comune nelle aree meridionali. Questo cambiamento indica un riscaldamento più ampio che colpisce l’intero continente. Nel Mediterraneo, le temperature superficiali del mare hanno raggiunto livelli record, contribuendo al riscaldamento delle aree costiere e aumentando la frequenza delle notti tropicali.
Un cambiamento nell’evoluzione delle correnti è complesso da prevedere. Qualche giorno fa abbiamo analizzato il bollettino mensile dell’Aeronautica Militare italiana e, verso la fine di settembre, ma al Nord Italia già da metà mese, si intravedevano condizioni meteorologiche nella media di riferimento. Tuttavia, queste sono previsioni da confermare, poiché spesso osserviamo variazioni improvvise. Man mano che ci si avvicinerà alla stagione di transizione, ovvero il periodo autunnale, maggiore sarà la variabilità atmosferica emisferica, complicando ulteriormente l’efficacia delle previsioni a lungo termine.
Quello che non notiamo è un’incisiva irruzione di aria fredda sull’Italia, come abbiamo osservato fino a qualche anno fa, una vera rottura estiva, forse successiva a quella ferragostana, che in questo 2024 non si è nemmeno verificata. Anzi, sono almeno 5 anni che non assistiamo a rotture estive ad agosto; al contrario, sperimentiamo un meteo spesso molto caldo.
In linea generale, se non dovessero verificarsi irruzioni di aria fredda, il Nord Italia vedrà notti non più tropicali su quasi tutto il territorio, eccetto le coste, fortemente influenzate dai caldissimi mari, dopo la metà di settembre. La tendenza a notti non più tropicali si estenderà addirittura ai primi di ottobre nelle regioni meridionali italiane. Avete letto bene, queste sono le previsioni più pessimistiche, però. Non escludono, inoltre, temperature massime sopra i 25°C fino a fine settembre al Nord Italia e intorno ai 30°C altrove.
Questa situazione sarebbe esplosiva per il Mediterraneo che, con le sue acque, rallenterebbe il raffreddamento e, al passaggio di perturbazioni oceaniche, avremmo un eccesso smisurato di energia che si trasformerebbe in piogge torrenziali.