Il meteo del futuro potrebbe riservarci un inverno di appena un mese e un’estate che si estende per sei mesi. Questo scenario non è un’ipotesi casuale, ma una prospettiva concreta se non riusciremo a limitare le emissioni globali di CO2.
La ricerca scientifica
Uno studio pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters prevede che, entro la fine del secolo, l’inverno potrebbe durare solo un mese, mentre l’estate potrebbe estendersi fino a sei mesi. Le conseguenze del cambiamento del meteo si faranno sentire in modo significativo anche in Italia, con ripercussioni notevoli sull’ambiente, l’agricoltura e la salute.
La questione umana
L’indagine mette in luce l’entità del riscaldamento globale causato dalle attività umane, con un aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera dovuto alla combustione dei combustibili fossili. La media attuale di CO2 nell’atmosfera è di 419,3 parti per milione, il 51% in più rispetto ai livelli preindustriali della metà del XIX secolo, confermando il ruolo dell’uomo nel cambiamento del meteo.
Un esempio numerico tecnico: da considerare con cautela, ma impressionante
Secondo i modelli atmosferici utilizzati dai ricercatori, se non riusciremo a mitigare il riscaldamento globale, entro il 2100 l’estate potrebbe durare in media 166 giorni, riducendo la durata delle altre stagioni, in particolare l’inverno che potrebbe durare solo 31 giorni. Rispetto al passato recente, la durata media dell’estate è già aumentata da 78 a 95 giorni, mentre l’inverno è diminuito da 96 a 73 giorni.
Stiamo già vivendo dei cambiamenti
Le stagioni stanno già subendo delle modifiche: la primavera e l’estate iniziano prima, mentre l’autunno e l’inverno iniziano più tardi. Nonostante manchino ancora molti mesi all’inizio della stagione invernale, è molto probabile che essa segua il trend delle ultime stagioni. Ondate di freddo praticamente inesistenti e gelo in pianura solo apparente. Montagne sempre più spoglie e possibilità di fare il bagno in mare fino a ottobre avanzato. Questo è un quadro molto negativo a cui, tuttavia, dovremo abituarci.