Conosciuti come Medicane, questi fenomeni meteorologici presentano una struttura del vento simile a quella dei cicloni tropicali, con una vorticità elevata e venti potenti che si allontanano dal minimo di pressione. La loro massima velocità si registra in prossimità dell’occhio del ciclone, mentre all’interno dell’occhio stesso regna la calma. La classificazione dei Medicane avviene attraverso la scala Saffir-Simpson, che li colloca al massimo nella terza categoria di una scala che va da 1 a 5. Le precipitazioni che accompagnano i Medicane possono essere estremamente intense, con un tasso di pioggia che può arrivare fino a 400 mm/h. Tuttavia, la distribuzione non uniforme delle precipitazioni rende difficile stimare la quantità di pioggia caduta, soprattutto considerando che questi cicloni trascorrono la maggior parte del loro ciclo di vita sul mare, lontano dalle stazioni di misura del meteo.
Generalmente, i Medicane si sviluppano in presenza di una profonda saccatura nell’alta atmosfera, e la corrente a getto può contribuire alla loro evoluzione. Questi sistemi meteorologici si formano in un contesto di anomalia di PV (Potential Vorticity) e grazie al rilascio di grandi quantità di calore latente e sensibile. Perché un Medicane possa formarsi, la temperatura superficiale del mare (SST) deve essere di almeno 15°C.
Le temperature dei mari italiani e quelle del Golfo del Messico e della Florida: un confronto
Per riconoscere e classificare un ciclone mediterraneo come un Medicane, esistono due metodi principali. Il primo, proposto da Tous e Romero, richiede la presenza di un occhio ben definito, simmetria delle nubi attorno all’occhio, continuità della massa nuvolosa, un diametro inferiore ai 300 km e una durata di almeno 6 ore. Il secondo metodo si basa sui diagrammi di fase di Hart, che tracciano l’evoluzione del sistema in base alla simmetria termica e al vento termico a diversi livelli atmosferici. Questo sistema è considerato più preciso e sensibile rispetto al primo.
Nonostante la vasta ricerca sui Medicane, non siamo ancora in grado di caratterizzare completamente questi fenomeni, soprattutto per quanto riguarda la loro genesi, evoluzione e ciclo vitale. È necessario continuare a studiare per ottenere risposte più esaustive, tenendo conto anche dell’impatto dei cambiamenti climatici, che potrebbero influenzare sia la struttura sia la frequenza di questi eventi meteorologici.
Negli ultimi anni, vari Medicane hanno interessato il Mediterraneo e anche alcune aree d’Italia. Lo scorso autunno, uno di questi ha causato un’alluvione in Grecia e poi in Libia, provocando numerose vittime.
Libia: il disastro causato dal ciclone Daniel
Il ciclone Daniel ha colpito la Libia con una devastazione senza precedenti, causando la morte di almeno cinquemila persone e lasciando altre diecimila disperse. Questo evento è stato amplificato dalle acque insolitamente calde del Mediterraneo, che hanno alimentato il ciclone fino a farlo diventare un mostro distruttivo. Quando ha raggiunto la costa libica, la sua forza ha provocato il crollo di due dighe nell’entroterra, liberando un muro d’acqua lungo il fiume Wadi Derna che ha spazzato via gran parte della città di Derna.
Prima di colpire la Libia, Daniel ha causato gravi danni anche in Grecia, nella regione della Tessaglia, dove ha sommerso intere città e stabilito nuovi record di precipitazioni, con 884 millimetri di pioggia nel comune di Portaria.
Gli operatori umanitari che sono riusciti a raggiungere le zone colpite hanno descritto uno scenario apocalittico, con corpi ovunque e decine di migliaia di persone rimaste senza casa. Il diluvio ha reso impraticabili la maggior parte delle strade, ostacolando l’arrivo degli aiuti.
La Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ha lanciato un appello per la raccolta di dieci milioni di franchi svizzeri per sostenere i soccorsi. Questo tipo di ciclone, come sottolineato dagli esperti, è una conseguenza del cambiamento climatico, che non solo renderà le tempeste meno frequenti, ma le farà diventare molto più intense e devastanti. La comunità scientifica aveva avvertito della crescente minaccia dei cicloni a causa del riscaldamento globale, come dimostrato dal medicane Ianos che colpì la Grecia nel 2020.
Ehsan, ricercatore dell’International Research Institute for Climate and Society della Columbia University, ha spiegato che i cambiamenti nella corrente a getto e l’aumento delle temperature della superficie marina stanno creando le condizioni per eventi meteorologici sempre più estremi. Gli stati del Mediterraneo devono quindi rafforzare i loro sistemi di allerta precoce e infrastrutture per mitigare l’impatto di future catastrofi. Tuttavia, come evidenziato dalla tragica situazione in Libia, molti paesi non sono ancora pronti a fronteggiare tali minacce.