Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr
Stiamo discutendo di un contesto meteo tipico di settembre, non di un fenomeno che si prevede per l’inverno. Avremo l’opportunità di discuterne più avanti, ma per ora ci concentreremo su una breve analisi meteoroclimatica. È indubbio che stiamo assistendo a un’estremizzazione delle condizioni meteo con la formazione imminente di un anticiclone di notevole potenza sulla Scandinavia, che si estenderà dalla penisola di Kola, nell’Artico russo, fino all’Islanda, trasportando correnti direttamente dalla Siberia verso l’Europa e l’Italia. L’Italia si troverà in un’area di bassa pressione, tipica di un contesto invernale caratterizzato da neve e gelo.
Certo, non ci aspettiamo un gelo siberiano in Italia, considerando che nella Penisola di Kola si registrano temperature superiori a quelle di molte città italiane in questi giorni, nonostante si tratti di un’area artica. Qui cercheremo di capire perché ci sarà un anticiclone in grado di portare il freddo invernale del Buran a settembre, e le sue possibili ripercussioni sulla stagione invernale.
Al termine dell’articolo troverete una serie di mappe che illustrano cosa sarebbe successo se fossimo stati in inverno.
Ma, come abbiamo già detto, siamo in settembre; tuttavia, assisteremo a una configurazione con correnti atmosferiche tipiche del Buran, il gelido vento proveniente dalla Siberia capace di portare ondate di freddo simili a quelle del 1985 e del 1956. Evitiamo ogni confronto con quegli eventi, che si sono verificati in pieno inverno. In questo caso, stiamo parlando di una corrente atmosferica straordinariamente anomala, che si verifica a metà settembre, dopo un periodo estivo eccessivamente caldo e stabile, con tutto il Mediterraneo investito dall’alta pressione africana senza interruzioni.
Gli effetti del cambiamento meteo sono stati causati dall’intrusione di aria di origine polare, che ha generato fenomeni soprattutto oltre il crinale alpino, spingendosi leggermente verso sud nel nostro paese, dove sono state segnalate nevicate a quote basse, laddove l’aria fredda è riuscita a penetrare in modo deciso, accompagnata dall’instabilità atmosferica. A nord del crinale alpino, invece, sono caduti fino a 2 metri di neve, con tormente in atto, assolutamente inusuali per questo periodo dell’anno. Ancora una volta, stiamo parlando di un’anomalia meteo straordinaria.
I climatologi, che studiano gli effetti del cambiamento climatico, ci avevano avvisato su ciò che ci attendeva: in un contesto di temperature molto al di sopra della media, con ondate di calore sempre più intense e prolungate, avremmo anche potuto sperimentare periodi di gelo straordinario, con record di freddo. Questo non significa che avremo nel futuro frequenti ondate di gelo come avveniva in passato.
Ad esempio negli anni ’60 del secolo scorso, un periodo di raffreddamento temporaneo del clima del pianeta, vide nel Congresso americano l’intervento di diversi scienziati che ipotizzavano (anzi, annunciavano) l’arrivo di un’era glaciale. All’epoca eravamo ben lontani dalla consapevolezza del riscaldamento globale. Oggi, grazie agli strumenti scientifici, siamo in grado di comprendere chiaramente gli effetti assurdi del cambiamento climatico.
Può sembrare strano che il riscaldamento globale possa innescare ondate di gelo, ma, come abbiamo visto anche durante la stagione invernale in altre regioni del pianeta, si sono verificate ondate di freddo eccezionali. Questo non significa che il Global Warming sia un’invenzione, come sostengono alcuni. Al contrario, questi eventi atmosferici freddi sono una delle conseguenze ampiamente previste.
Quando, più avanti, parleremo del rischio di freddo durante la stagione invernale e della possibilità che si concretizzino condizioni favorevoli al Buran, il gelido vento siberiano, non saranno fantasie.
Come stiamo osservando, una configurazione da Buran può verificarsi tranquillamente, nonostante il cambiamento climatico, spingendo correnti che d’inverno sarebbero gelide dalla Siberia verso il Mediterraneo, che si miscelerebbero con l’aria caldo-umida mediterranea attivando maltempo, con abbondanti nevicate e grande freddo.
Quindi, la configurazione atmosferica che vedremo nei prossimi giorni sarebbe stata ideale per abbondanti nevicate fino in pianura se fosse inverno, o anche fine novembre, in gran parte dell’Italia. Neve anche sulle regioni tirreniche in città come Roma e forse Napoli, oltre che Firenze. Ma vista tutta la dinamica, avrebbe nevicato anche in Val Padana con temperatura sotto zero, nelle regioni adriatiche. Insomma, si sarebbe stato un evento meteo straordinario.
Insomma, il Buran, il gelido vento della Siberia, potrebbe manifestarsi ancora durante la prossima stagione invernale nonostante il Global Warming, e sarebbe proprio questo riscaldamento a favorirlo con quelle situazioni che sono meteo estremo.
Questo potrebbe essere incentivato anche da un rapido riscaldamento della stratosfera, fenomeno che non è frutto di fantasie, ma di scienza. Lo Stratwarming è ampiamente dimostrato: quando trasmette la sua influenza dalla Stratosfera alla Troposfera, ovvero dove si manifestano i fenomeni atmosferici, è in grado di alterare la circolazione atmosferica globale e di provocare ondate di gelo violentissime, facendo slittare aria fredda dalla Siberia verso l’Europa.
Tuttavia, non sempre a uno Stratwarming si associa un’ondata di gelo. Inoltre, da uno Stratwarming non si può prevedere con esattezza quale area dell’emisfero sarà colpita da tali eventi meteorologici.
Lo ribadiamo spesso questo concetto perché viene sovente ignorato, limitando la lettura dei titoli degli articoli e generando un’idea completamente sbagliata. Il nostro obiettivo è spiegare in modo estremamente semplificato i complessi fenomeni atmosferici che influenzano il meteo quotidiano e la sua evoluzione.
Mappe con l’avvento del gelo che avvenne nel Febbraio 1956
Credit meteociel.fr