La tecnica del cloud seeding e la sua storia in Italia
La pratica del cloud seeding, o inseminazione delle nubi, ha avuto un percorso discontinuo in Italia, alternando fasi di intensa sperimentazione a periodi di abbandono. Questa tecnica meteorologica potrebbe rivelarsi particolarmente utile nel nostro paese, grazie alla sua elevata umidità atmosferica e al meteo mediterraneo, che favorisce l’inseminazione delle nubi e l’induzione artificiale di piogge. Infatti, osservando le temperature del Mediterraneo e il passaggio di sistemi nuvolosi, soprattutto nelle aree del Centro e Sud Italia, dove la siccità è un problema ricorrente, si può comprendere il potenziale di questa tecnica.
Meteo, lotta alla siccità, in Italia il cloud seeding avrebbe efficacia più che altrove
Le origini del cloud seeding in Italia
Le prime prove di cloud seeding nel nostro paese risalgono agli anni ’60, quando si cercò di applicare questa tecnica a Modena. Gli studi, condotti da Depietri, non portarono ai risultati sperati. All’epoca, la tecnologia era ancora in fase sperimentale e le difficoltà tecniche erano molteplici, soprattutto per quanto riguarda il monitoraggio delle condizioni meteo necessarie per un intervento efficace. Nonostante ciò, l’interesse per l’inseminazione delle nubi non si spense, soprattutto considerando i periodi di siccità che affliggevano alcune regioni italiane.
Il cloud seeding tra gli anni ’80 e ’90
Un momento cruciale per il cloud seeding in Italia si verificò tra il 1988 e il 1994. In questo periodo, la Puglia, regione spesso colpita da siccità estrema, fu protagonista di un importante progetto sperimentale chiamato “Progetto Pioggia”. Questo progetto fu sviluppato in collaborazione tra l’azienda italiana Tecnagro e la compagnia israeliana EMS, che portò in Italia le tecnologie e le competenze acquisite in Israele, dove l’inseminazione delle nubi era già una pratica consolidata.
Il progetto prevedeva la dispersione di ioduro d’argento da aeromobili alla base delle nuvole, a un’altezza di circa 800 metri. Il principio del cloud seeding si basa sull’idea che particelle di ioduro d’argento possano stimolare la formazione di gocce d’acqua nelle nuvole, accelerando il processo di condensazione e favorendo la caduta di piogge. Dopo la Puglia, esperimenti simili furono condotti anche in altre regioni del Sud Italia e delle Isole Maggiori, come Sicilia, Sardegna e Basilicata.
Il cloud seeding oggi
Nonostante le sperimentazioni effettuate negli anni ’90, l’uso del cloud seeding in Italia è progressivamente diminuito. Dopo quegli anni, la tecnica è stata abbandonata in gran parte del paese, ma l’argomento è recentemente tornato al centro del dibattito pubblico, specialmente in aree colpite da siccità persistente. In particolare, il deputato Giuseppe Catania, membro dell’Assemblea Regionale Siciliana, ha recentemente presentato una mozione che propone il rilancio del cloud seeding per affrontare le problematiche meteo della Sicilia.
Da un punto di vista legislativo, l’inseminazione delle nubi è attualmente legale in Italia e regolamentata da precise disposizioni di legge. La normativa chiave è rappresentata dalla legge del 1992, che ha istituito la Protezione Civile, e dai regolamenti regionali che coordinano le attività di previsione, prevenzione e gestione delle emergenze meteo. Tuttavia, per poter effettuare operazioni di cloud seeding, è necessario ottenere specifiche autorizzazioni da parte delle autorità competenti, come la Protezione Civile e l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile).
Il futuro del cloud seeding in Italia
Attualmente, nonostante esista un quadro normativo favorevole, il cloud seeding non è una pratica ampiamente adottata in Italia. Il dibattito sulla sua applicazione è però ancora vivo, specialmente in alcune regioni del Sud Italia dove la siccità è una sfida costante. In un contesto di cambiamento climatico e di crescente bisogno di risorse idriche, tecniche come il cloud seeding potrebbero essere rivalutate come parte delle soluzioni per affrontare fenomeni meteo estremi come la scarsità di piogge e le ondate di calore che colpiscono periodicamente il paese, soprattutto nei mesi estivi.
Sebbene il cloud seeding non abbia ancora trovato una diffusione su vasta scala in Italia, le condizioni meteo e il quadro normativo lasciano aperta la possibilità di un suo futuro impiego. Il ritorno di questa tecnica nelle discussioni politiche e meteo potrebbe segnare un nuovo capitolo per l’Italia, specialmente in un periodo in cui la gestione delle risorse idriche è sempre più cruciale.