Il ruolo delle stazioni meteorologiche nel monitoraggio del clima
Le stazioni meteorologiche, disseminate in ogni angolo del pianeta, svolgono un ruolo fondamentale nel monitoraggio del meteo. Queste strutture, attraverso un processo di elaborazione matematica, sono in grado di generare migliaia di misurazioni che vengono inviate a intervalli regolari al centro principale per un’ulteriore elaborazione.
La variabilità delle stazioni meteorologiche
Non tutte le stazioni meteorologiche sono dotate degli stessi strumenti di elaborazione. Pertanto, durante la fase di trasmissione, potrebbero essere inviati dati non completamente filtrati e distorti. In questo contesto, l’interprete umano, colui che rileva queste discrepanze, assume un ruolo di primo piano nel sistema di previsione, costituito da una complessa griglia.
Il processo di monitoraggio del meteo
Gli osservatori del meteo operano seguendo strutture ben definite. Essi misurano l’ampiezza di ogni singola griglia a intervalli precisi, che possono variare da un’ora (tempo sinottico) a intervalli di 3/6 ore. I dati principali trasmessi riguardano la temperatura minima e massima, la tipologia del fenomeno atmosferico, l’umidità relativa, la velocità e la direzione del vento, la pressione atmosferica e la morfologia delle nubi, fotografate in tempo reale.
La trasmissione dei dati meteorologici
Tutte queste informazioni necessitano di una rapida divulgazione e di una conversione immediata in codici numerici standard. Questi dati vengono poi trasmessi rapidamente ai centri meteorologici regionali o nazionali e inviati simultaneamente ai centri internazionali attraverso una complessa rete GTS. A queste informazioni si aggiungono le rilevazioni oceanografiche, quelle satellitari, quelle atmosferiche, effettuate tramite sonde, e quelle dei satelliti polari.
La necessità di una corrispondenza con le condizioni fisiche reali
L’atmosfera deve necessariamente corrispondere il più possibile alle condizioni fisiche rilevate in un punto ipotetico di partenza = 0. Se anche solo uno di questi elementi manca o viene trasmesso con ritardo, non si ottiene mai una “fotografia” realistica dello stato dell’atmosfera (tempo X+0).
La ricostruzione teorica dello stato iniziale
Pertanto, l’espressione numerica previsionale, monitorata di ora in ora o ogni 3/6 ore, non è altro che una ricostruzione teorica dello stato iniziale e di partenza, a causa anche della mancanza di dati provenienti dalle distese oceaniche.
Il ruolo dei centri previsionali mondiali
I più noti centri previsionali mondiali, a cui ci riferiamo spesso, acquisendo dati da diverse fonti, devono essere in grado di identificare e quantificare l’errore ricevuto per inserirlo nel modello matematico, riducendone l’ampiezza in fase di emissione. Pertanto, ogni elaborazione non corrisponderà mai a quel famoso “punto di partenza zero”, ma sarà considerata indipendente rispetto alle emissioni precedenti.
La corsa verso un punto ideale atmosferico
Se consideriamo il caso del GFS, le varie emissioni non differiscono per la diversità dei parametri in uso, ma per la corsa verso un punto ideale atmosferico privo di errori e carenze.