La tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e le sfide del meteo
La tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) è al centro dell’attenzione dell’Unione Europea, che mira a prevenire l’emissione di miliardi di tonnellate di CO2 nei prossimi anni. Tuttavia, la strada verso l’implementazione di questa tecnologia, ancora in fase embrionale, è disseminata di ostacoli tecnici. Un esempio è la richiesta degli operatori di stoccaggio di purificare il gas serra fino a un punto che potrebbe comprometterne la sostenibilità economica.
Le nuove linee guida della Commissione Europea e le preoccupazioni del settore
La Commissione Europea ha recentemente delineato nuove linee guida per l’attuazione della Direttiva sulla Stoccaggio della CO2 del 2009. Tuttavia, l’associazione commerciale CCS Europe ha sollevato dubbi sulla questione della purezza del CO2. Chris Davies, direttore di CCS Europe, ha sottolineato l’importanza della legge per rassicurare il pubblico sulla sicurezza della CCS come strategia di mitigazione del meteo, evidenziando che le strutture di stoccaggio del CO2 non devono rappresentare una minaccia significativa per la salute o l’ambiente.
La questione degli standard di purezza del CO2
Davies ha però criticato la mancanza di una valutazione chiara sugli standard di purezza del CO2 accettabili, lasciando agli operatori la libertà di imporre i loro requisiti. Questo potrebbe comportare costi così elevati da spingere gli emettitori industriali a continuare a rilasciare CO2 nell’atmosfera. Questo rappresenta un ulteriore ostacolo all’implementazione di una tecnologia che ora la Commissione considera essenziale per raggiungere gli obiettivi del meteo dell’UE e l’obiettivo di zero emissioni nette entro la metà del secolo.
Le previsioni per il futuro e le preoccupazioni dell’industria
Le comunicazioni recenti prevedono un aumento della capacità annuale di stoccaggio da quasi nulla a 280 milioni di tonnellate entro il 2040. Il progetto Northern Lights in Norvegia, l’unico progetto CCS in Europa che dovrebbe entrare in funzione nei prossimi mesi, richiede che il CO2 liquefatto consegnato per lo stoccaggio sottomarino permanente sia del 99,81% puro e contenga non più di 10 parti per milione di ossidi di zolfo e 30 ppm di vapore acqueo, tra gli altri limiti rigorosi.
L’industria pesante europea è chiaramente preoccupata per questa questione. Una fonte di un grande produttore industriale ad alta intensità energetica, che ha preferito rimanere anonima, ha comunicato a Euronews che le specifiche “eccessivamente rigorose” per la purezza aumenteranno i costi e che la mancanza di standard di purezza più semplici da soddisfare a livello dell’UE rallenta lo sviluppo della CCS. Nonostante il rinnovato interesse dei policymaker dopo una serie di tentativi falliti di pulire la generazione di energia a carbone più di un decennio fa, il problema per l’azione sul meteo dell’UE è che la CCS rimane ancora largamente una proposizione teorica.