Le forme di vita sulla Terra sono state plasmate nel corso dei millenni dal meteo e dall’ambiente circostante, un processo che ha portato alla sopravvivenza degli organismi più adatti. Tuttavia, se le variazioni meteorologiche avvengono con eccessiva rapidità, l’evoluzione non riesce a stare al passo.
Uno studio recente ha evidenziato che, per adeguarsi al riscaldamento globale, molte specie di vertebrati dovrebbero evolvere a una velocità 10.000 volte superiore rispetto al ritmo abituale. Gli studiosi John Wiens e Ignacio Quintero hanno analizzato 17 gruppi di animali, scoprendo che molte specie necessitano di circa un milione di anni per adattarsi a un cambiamento di temperatura di circa un grado. Considerando le previsioni meteorologiche che indicano un incremento di almeno 2 gradi entro la fine del secolo, molte specie rischiano l’estinzione se non riescono a migrare.
Secondo Daniel Rothman del M.I.T. di Boston, ci troviamo già in pieno processo di estinzione che raggiungerà il suo apice entro il 2100, necessitando di circa 12.000 anni per stabilire un nuovo equilibrio. Questo è principalmente causato dall’azione dell’uomo, con l’aumento delle emissioni di CO2.
Uno studio recente del WWF ha svelato che negli ultimi 40 anni l’azione dell’uomo ha portato alla scomparsa del 60% delle specie viventi, un tasso di estinzione 100 volte superiore al normale, secondo Science Advance. La crisi della biodiversità è senza precedenti, con la perdita di circa 3.000 specie all’anno, tre ogni ora.
L’aspetto più inquietante è che, per la prima volta in miliardi di anni, a causare l’insolito aumento della concentrazione di carbonio è l’essere umano e non un fattore esterno (extra-planetario). Secondo un altro studio del WWF, negli ultimi 40 anni l’umanità ha eliminato il 60% delle altre specie viventi e le statistiche coincidono con l’aumento di CO2. Si tratta, senza alcun dubbio, della più grande crisi della biodiversità da quando esistiamo: perdiamo 3.000 specie ogni anno, tre ogni ora, con un tasso di estinzione cento volte più elevato del normale, secondo Science Advance.