Indagini scientifiche sulle anomalie termiche negli oceani
Un aumento anomalo delle temperature marine è stato registrato negli ultimi 15 mesi, a partire da aprile dell’anno precedente. Questo fenomeno meteo ha conseguenze significative, tra cui l’intensificazione di uragani pericolosi come l’Uragano Ernesto nell’Atlantico e l’Uragano Debby sulla costa orientale degli Stati Uniti. Inoltre, il surriscaldamento delle acque marine mette a rischio la sopravvivenza di diverse specie marine, come evidenziato dalla situazione critica delle barriere coralline vicino alla Florida.
Il cambiamento climatico è il principale responsabile di questo aumento delle temperature marine, a causa dell’incessante attività umana che brucia combustibili fossili, rilasciando gas serra nell’atmosfera. La maggior parte del calore in eccesso viene assorbito dagli oceani, un fenomeno che si verifica da decenni. Anche l’evento meteo noto come El Niño contribuisce a questo surriscaldamento, causando un aumento delle temperature globali, inclusi gli oceani. Un evento di El Niño si è verificato nel 2023 e nei primi mesi del 2024, contribuendo all’aumento delle temperature medie globali.
Ipotesi sulle cause dell’aumento delle temperature marine
Nonostante queste spiegazioni, le temperature marine risultano essere superiori a quelle previste dagli scienziati. Questo ha portato gli esperti a cercare possibili cause aggiuntive. Negli ultimi 18 mesi, sono state proposte diverse teorie principali, la cui verifica richiede un processo di ricerca lento e meticoloso.
Una delle ipotesi principali riguarda la riduzione dell’inquinamento atmosferico causato dalle navi. A partire dal 2020, nuove regolamentazioni internazionali hanno imposto l’uso di carburanti meno inquinanti per le navi, che, pur rilasciando meno inquinanti nell’aria, hanno ridotto la quantità di zolfo che aiuta la formazione di nuvole. Queste nuvole, essendo luminose e bianche, riflettono la luce solare. Con la diminuzione dello zolfo, si è ipotizzato che più calore solare potesse essere assorbito dagli oceani.
Effetti della riduzione dell’inquinamento atmosferico sulle temperature marine
Determinare l’effetto esatto della riduzione dell’inquinamento atmosferico sulle temperature marine è complesso, data la natura intricata delle interazioni tra inquinanti atmosferici e formazione delle nuvole. Tuttavia, gli studi più avanzati suggeriscono che le temperature degli oceani potrebbero essere leggermente aumentate in alcune aree a causa di questi cambiamenti.
Negli ultimi anni, l’attività di trasporto marittimo ha subito significative modifiche, in particolare per quanto riguarda l’emissione di inquinanti atmosferici come lo zolfo. Una recente ricerca ha evidenziato come, a partire dal 2020, le rotte marittime maggiormente trafficate abbiano registrato una notevole riduzione di queste emissioni. Di conseguenza, si è assistito a una diminuzione delle cosiddette “scie di nave”, ovvero quelle lunghe e sottili nuvole che si formano con l’aiuto dell’inquinamento da zolfo e che sono simili alle scie di condensazione degli aerei.
Queste scie, riflettendo la luce solare, contribuivano a limitare la quantità di energia solare che raggiungeva la superficie oceanica. Con la loro riduzione, sembra che una maggiore quantità di energia solare stia effettivamente raggiungendo e venendo assorbita dagli oceani, come suggerito dallo studio. Andrew Gettelman, scienziato climatico presso il Pacific Northwest National Laboratory e coautore dello studio, ha osservato che questo fenomeno potrebbe essere uno dei fattori che contribuiscono all’aumento delle temperature marine registrate negli ultimi anni.
Implicazioni del riscaldamento globale
È importante sottolineare che il tipo di riscaldamento osservato non è dovuto a nuove emissioni di gas serra da parte dell’uomo, ma piuttosto a un effetto indiretto dell’azione umana pregressa. In precedenza, l’inquinamento atmosferico agiva come uno scudo, mitigando l’impatto del riscaldamento globale già causato dalle attività umane. Ora che questo scudo è parzialmente rimosso, stiamo iniziando a percepire più direttamente le conseguenze del riscaldamento.
Questi risultati emergono in un contesto scientifico in cui si cerca di comprendere meglio le dinamiche del clima terrestre e l’impatto delle attività umane su di esso. La riduzione dell’inquinamento da zolfo, sebbene benefica per la salute umana e l’ambiente in termini di qualità dell’aria, porta alla luce nuove sfide nel contesto del cambiamento climatico globale. La comprensione di questi fenomeni è cruciale per sviluppare strategie efficaci di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in corso.
Il ruolo del sole nel riscaldamento degli oceani
Nel tentativo di comprendere le temperature marine eccezionalmente elevate degli ultimi anni, è emerso che il sole non gioca un ruolo significativo in questo fenomeno. Gregory Kopp, fisico solare presso l’Università del Colorado, ha spiegato che le variazioni dell’output solare, che oscillano dello 0,1% nel corso del ciclo solare undecennale, influenzano le temperature globali della Terra in misura minore, con variazioni di poco meno di 0,1 gradi Celsius. Tuttavia, questa minima variazione non spiega l’innalzamento anomalo delle temperature degli oceani negli ultimi anni. Secondo Kopp, l’oceano, data la sua vastità e il suo enorme contenuto energetico, non riesce a riscaldarsi o raffreddarsi rapidamente in risposta alle variazioni solari, che sono relativamente brevi.
Altre possibili cause dell’aumento delle temperature marine
La ricerca delle cause dietro le temperature marine record non trova risposte nell’attività solare. Altri fattori, come il cambiamento climatico, il fenomeno de El Niño e una maggiore pulizia dell’aria, sembrano avere un ruolo più significativo. Un’ulteriore ipotesi è stata proposta da Dessler, che suggerisce che una parte del riscaldamento potrebbe essere attribuita a una variabilità naturale del clima terrestre, che può manifestarsi con fluttuazioni di temperatura su scale temporali brevi, come uno o due anni. Questa variabilità potrebbe spiegare alcuni picchi di calore record, soprattutto se combinata con il riscaldamento globale e gli effetti di El Niño.
La complessità del sistema climatico terrestre
La complessità del sistema climatico terrestre introduce un elemento di incertezza, che Dessler descrive come “stranezza”, indicando eventi climatici inaspettati e difficilmente prevedibili. Anche Gettelman riconosce l’importanza della variabilità della temperatura da un anno all’altro, sottolineando che il riscaldamento globale non procede in modo uniforme, ma può presentare periodi di stallo temporanei, come osservato nei primi anni 2010, seguiti da possibili recuperi.
La preoccupazione principale per i climatologi non è tanto legata alle fluttuazioni annuali delle temperature, quanto alla possibilità che la tendenza al riscaldamento stia accelerando. Se gli oceani non dovessero mostrare segni di raffreddamento nei prossimi mesi, ciò potrebbe indicare che il riscaldamento del pianeta sta avvenendo molto rapidamente, forse anche oltre le previsioni dei modelli climatici. Gettelman ha espresso preoccupazione che il riscaldamento possa essere all’estremo superiore delle previsioni, mentre Dessler ha concluso con un cauto “vedremo”, sottolineando che i prossimi mesi saranno cruciali per comprendere se abbiamo effettivamente superato un punto di non ritorno nel cambiamento climatico.