Nonostante ci troviamo all’inizio di settembre, periodo tipicamente caratterizzato da un’intensa attività di uragani, l’Oceano Atlantico è attualmente immerso in una calma piatta insolita e rara. Questa situazione ha lasciato perplessi gli esperti del meteo, nonostante le condizioni meteo ideali che avevano alimentato le previsioni pre-stagionali.
Ad eccezione dell’uragano Ernesto, formatosi a metà agosto, non si è sviluppata alcuna altra tempesta. Gli esperti del meteo stanno cercando di comprendere come mai questa stagione sia passata da un’attività storicamente intensa a un periodo di calma innaturale in poco tempo.
“Se mi avessero detto un mese fa che non si sarebbe sviluppato nulla dopo Ernesto, non ci avrei creduto”, ha dichiarato Phil Klotzbach, esperto di uragani e ricercatore scientifico presso la Colorado State University. “È davvero sorprendente”.
La maggior parte degli uragani nasce da condizioni meteo tempestose al largo della costa dell’Africa centrale. Da circa metà estate, questi ‘semi’ di uragano sono stati spinti più a nord del solito, persino in una delle aree più aride della Terra, il deserto del Sahara.
L’aria secca e polverosa e le temperature oceaniche più fredde al largo della costa nord-occidentale del continente, si sono combinate per ‘stroncare’ sul nascere le tempeste.
Il passaggio da El Niño a La Niña
Alcuni dei fattori che stanno contribuendo a questa imprevedibilità includono il passaggio da El Niño a La Niña e le temperature superficiali del mare più calde della media. Questi cambiamenti nel meteo possono influenzare la formazione e l’intensità degli uragani in modi complessi e non sempre prevedibili.
El Niño tende a ostacolare lo sviluppo delle tempeste tropicali nell’Atlantico a causa dei cambiamenti che provoca nei venti atmosferici. Durante un evento di El Niño, si intensifica il Wind Shear sull’Atlantico. Questi venti, che soffiano in direzioni opposte a quote diverse, disturbano la struttura verticale delle tempeste tropicali, impedendo loro di svilupparsi correttamente e raggiungere l’intensità necessaria per diventare uragani.
Inoltre, El Niño influenza anche le correnti oceaniche e le temperature superficiali del mare. Nel Pacifico, provoca un riscaldamento delle acque, ma allo stesso tempo tende a inibire lo sviluppo di tempeste nell’Atlantico perché crea condizioni meno favorevoli, con meno umidità e instabilità atmosferica.
Tuttavia, nel corso dei prossimi mesi, il passaggio verso la Niña potrebbe avere l’effetto opposto. La Niña tende a ridurre il wind shear verticale nell’Atlantico, che è uno dei fattori chiave che può inibire la formazione di cicloni tropicali. Con meno wind shear, le tempeste hanno maggiori probabilità di svilupparsi e intensificarsi.
Inoltre, la Niña può portare a temperature superficiali del mare più calde nell’Atlantico tropicale, fornendo ulteriore energia per la formazione di uragani. Questo è uno dei motivi per cui le stagioni degli uragani durante gli anni di la Niña possono essere particolarmente attive.