Un recente studio ha evidenziato il ruolo significativo del fenomeno meteo periodico di El Niño nel processo di rapida diminuzione della calotta glaciale di Quelccaya, localizzata nelle Ande peruviane.
La calotta glaciale di Quelccaya (QIC), la più grande calotta tropicale del pianeta, ha sempre mostrato una grande reattività ai cambiamenti del meteo regionali, soprattutto a quelli legati a El Niño, che si verifica con una frequenza variabile tra i due e i sette anni. Tuttavia, l’effettiva portata dell’impatto di questo fenomeno sulla zona glaciale è stata a lungo oggetto di incertezza.
Un team di ricercatori, guidato da Kara Lamantia del Byrd Polar and Research Climate Center dell’Ohio State University, ha analizzato le immagini satellitari fornite dai satelliti Landsat della NASA, riuscendo a quantificare il contributo di El Niño al processo di fusione glaciale. Lo studio ha monitorato l’evoluzione della calotta dal 1985 al 2022, periodo durante il quale il QIC ha perso il 58% della sua copertura nevosa e ha visto ridursi del 37% la sua superficie totale.
El Niño è noto per le sue drastiche variazioni delle temperature oceaniche nell’area del Pacifico orientale, che influenzano i modelli meteo a livello globale. Nel caso di Quelccaya, l’incremento delle temperature regionali causato da El Niño accelera la fusione della neve e del ghiaccio, provocando una drastica diminuzione della superficie coperta. Durante questi eventi, il rapporto tra le stagioni umide e secche del Perù meridionale subisce notevoli cambiamenti, che esacerbano il fenomeno di fusione glaciale.
Lo studio prevede che gli episodi di El Niño diventeranno sempre più intensi e duraturi a causa del cambiamento climatico globale. Questo comporterà un ulteriore aggravamento della riduzione del ghiaccio del QIC, dal momento che i periodi di raffreddamento associati a La Niña potrebbero non essere più sufficienti a compensare le perdite subite durante El Niño.
Di conseguenza, le previsioni per il futuro della calotta glaciale sono preoccupanti. Se le attuali tendenze di riscaldamento persistono, gli scienziati stimano che la copertura nevosa del QIC potrebbe scomparire completamente entro il 2080. Alla fine del secolo, la calotta glaciale potrebbe essere ridotta a una distesa di ghiaccio frammentato, similmente a quanto avvenuto con il ghiacciaio del Kilimangiaro.
L’accelerazione del declino glaciale non solo rappresenta una minaccia per l’ecosistema locale, ma solleva serie preoccupazioni per le comunità che dipendono dalle risorse idriche derivanti dallo scioglimento stagionale. La perdita di ghiaccio tropicale, come evidenziato dallo studio, è un chiaro indicatore della vulnerabilità del pianeta ai cambiamenti climatici in corso e sottolinea l’urgenza di affrontare le sfide ambientali globali per prevenire ulteriori danni.
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