Il meteo e l’arrivo dell’inverno
La terza decade di ottobre segna l’inizio di un discorso che riguarda l’inverno, una stagione che si avvicina rapidamente, iniziando dalle regioni settentrionali italiane. In questo periodo dell’anno, è comune assistere a un raffreddamento della Siberia, un fenomeno che non rappresenta un’anomalia. Infatti, è normale che il freddo si sposti verso sud e ovest. Rispetto agli anni precedenti, l’estensione della copertura nevosa è maggiore, un trend che si è verificato anche l’anno scorso. Nel 2024, la copertura nevosa ha superato quella dell’ultimo decennio. Molti climatologi ritengono che una maggiore estensione della copertura nevosa in Siberia sia associata a una stagione più fredda rispetto a quelle precedenti.
Il riscaldamento globale e le sue conseguenze
Nonostante l’arrivo dell’inverno, non dobbiamo dimenticare che il nostro pianeta si sta riscaldando. Siamo soggetti al cosiddetto Global Warming, un aumento della temperatura globale. Questo fenomeno, nonostante le controversie sulle sue cause, sta portando a un innalzamento delle temperature. Gli inverni stanno diventando più miti, soprattutto nelle latitudini europee. Tuttavia, questi stessi territori stanno diventando più vulnerabili alle ondate di gelo, poiché sono meno abituati al freddo. Questo si accompagna a una maggiore quantità di neve durante i singoli eventi nevosi, creando enormi disagi, soprattutto al traffico automobilistico e ai collegamenti.
Le conseguenze delle nevicate
Se nevica molto più che in passato, questa grande quantità di neve è più difficile da rimuovere dalle strade e dai tetti delle case. Inoltre, provoca danni alla distribuzione di energia elettrica e alla vegetazione. Nevica molto più intensamente che in passato anche alle latitudini più settentrionali. Per citare alcune aree, in Alaska negli ultimi anni si sono registrate nevicate record, così come in molte località della Scandinavia e nella grande metropoli europea di Mosca. Lo stesso è accaduto agli abitanti di Hokkaido, nel Giappone settentrionale. Questo fenomeno è dovuto a una maggiore umidità nell’aria, poiché temperature superiori alla media consentono all’atmosfera di trattenere più vapore acqueo, con conseguenti precipitazioni più abbondanti.
Il cambiamento climatico e le sue manifestazioni
Il fatto che l’umidità dell’aria sia maggiore rispetto al passato è dimostrato anche dalle piogge abbondanti, che in molte aree del nostro pianeta creano danni poiché sono più intense rispetto al passato. Il cambiamento climatico è tangibile e visibile senza bisogno di interpellare statistiche climatologiche. Avere una stagione con la possibilità di ondate di freddo e abbondanti nevicate richiede un’adeguata prevenzione meteo-climatica, poiché le nevicate future, associate a ondate di gelo, saranno più intense e creeranno maggiori disagi. Nel 2012, ad esempio, si verificarono tempeste di neve anche in Italia, soprattutto nel settore adriatico. Nella città di Urbino caddero oltre 3 metri di neve, ed anche a San Marino una quantità simile, mentre nella pianura emiliano-romagnola cadde circa 1 metro. Se un evento simile si verificasse oggi, con precipitazioni ormai mediamente più abbondanti, la quantità di neve potrebbe essere superiore del 50% rispetto al 2012, a parità di configurazione atmosferica.
La previsione meteo-climatica
Conoscere quelle che potrebbero essere le situazioni meteo-climatiche invernali è l’obiettivo dei centri di ricerca meteo climatica per fare prevenzione. Le previsioni meteorologiche si spingono solo fino a un certo periodo, e dalla fine di ottobre non possiamo sapere con certezza se ci sarà gelo, né quanto nevicherà e dove d’inverno. Tra la fine dell’inverno 2023-2024 abbiamo osservato enormi nevicate sulle regioni alpine, nevicate che si sono protratte fino alla primavera, diventando eccezionali per il periodo. Oltre i 2000 metri, in alcune località, sono caduti circa 20 metri di neve, ben sopra la media di riferimento.
Le statistiche climatiche e il loro aggiornamento
Le medie climatiche, quelle di riferimento dovrebbero essere riviste molto più frequentemente rispetto al passato, dato che il clima sta cambiando velocemente, mentre le statistiche vengono aggiornate solo ogni decennio. Avere statistiche di riferimento è molto utile per adeguare la costruzione di infrastrutture e edifici al nuovo clima. La climatologia dovrebbe essere di supporto per una comunicazione più chiara e dettagliata, informando che gli eventi estremi sono in sensibile aumento. Tuttavia, sembra che sia soprattutto il cittadino a rendersene conto. Le istituzioni sono diffusamente in ritardo, impreparate al nuovo clima.
Il meteo dell’inverno 2024-2025
L’inverno 2024-2025 potrebbe passare in sordina, oppure no, perché non sappiamo con precisione come sarà. Stiamo cercando di capire, o meglio interpretare quegli indici di comportamento climatico che tracciano le vie principali di una stagione a livello planetario, con le varie interferenze a livello continentale. Ogni stagione invernale è una prova per gli scienziati, al fine di individuare tracce sempre più affidabili del clima futuro. Tuttavia, non si deve trascurare il fatto che condizioni climatiche sempre diverse alterano l’andamento stagionale, e l’inverno rappresenta un banco di prova, così come l’estate.
Il meteo e le attività economiche
In Italia molte attività fanno business dal freddo invernale e dalle nevicate. Pensiamo per un attimo alle stazioni sciistiche, ormai sempre più in crisi a quote basse, soprattutto in questo decennio. Nel decennio precedente, le anomalie che si erano osservate sembravano attenuarsi con nevicate abbondanti, che cadevano persino in pianura. Tutto il contrario di alcuni inverni precedenti, avari di neve. Uno sguardo a quello che succede nella grande pianura sarmatica, ovvero le pianure della Siberia occidentale, ci riguarda direttamente. A metà settembre abbiamo avuto una configurazione delle correnti tipica per innescare un flusso di masse d’aria dalla Siberia occidentale verso l’Italia e l’Europa, accompagnato da maltempo. Tuttavia, in quel periodo, un’ondata di calore interessava la Siberia, inoltre, poiché eravamo all’inizio dell’autunno meteorologico, non certo dell’inverno, quando da quelle parti prevalgono temperature di molti gradi sottozero non si sono avuti i rigori del freddo tipico di queste assurde configurazioni atmosferiche, capaci di generare il gelo da noi, in Italia. Parliamo del Buran.